Roma – Facilitare la diagnosi precoce del carcinoma epatocellulare (HCC) allo stadio iniziale: questo l’ambizioso progetto cui stanno lavorando i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Gastroenterologia IRCCS “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (BA). L’identificazione precoce delle lesioni consente di migliorare notevolmente il trattamento e la prognosi ma, ad oggi, soltanto il 30-40% dei pazienti viene diagnosticato in stadio precoce ed è, quindi, sottoponibile a trattamenti curativi.
Questo tipo di tumore è subdolo: i sintomi dell’epatocarcinoma, quali perdita di peso, stanchezza, dolore addominale e ittero spesso si manifestano, infatti, quando il tumore è già in stadio avanzato, comportando quindi una conseguente diagnosi tardiva. L’epatocarcinoma, però, è una patologia che necessita di un intervento immediato: negli stadi iniziali, infatti, il fegato riesce ancora a svolgere regolarmente le sue funzioni e quindi il tumore può essere trattato efficacemente con la chirurgia. Negli ultimi anni, grazie all’introduzione di nuovi trattamenti sia curativi che palliativi e di criteri più selettivi per il trapianto di fegato, l’aspettativa di vita per questi pazienti è nettamente migliorata.
L’ecografia dell’addome è lo strumento diagnostico di prima scelta, con una sensibilità del 48% (95%IC:34-62%) e una specificità del 97% (95%IC:95-98%) come emerge da una revisione sistematica di 14 studi su 2524 casi. L’ecografia è, quindi, altamente specifica ma non sufficientemente sensibile per rilevare l’HCC in molti pazienti cirrotici o per supportare un programma di sorveglianza efficace. Nello specifico la sensibilità dell’ecografia è limitata, in particolare, nelle fasi iniziali del cancro (sensibilità:39-64%; specificità: 76-91%).
L’AFP (alfa-fetoproteina) è un marcatore tumorale specifico; la sua sensibilità diagnostica dell’HCC è del 25-60% mentre la sua specificità è del 76-96%. Da qui nasce l’esigenza di validare nuovi biomarcatori facili da dosare, di basso costo ed eseguibili su larga scala. I ricercatori del De Bellis hanno recentemente sviluppato un nuovo algoritmo, il punteggio GALAD (PG), che include due fattori di rischio indipendenti di HCC: sesso del paziente (G) ed età (A). La combinazione di questi due fattori demografici con tre biomarcatori (alfafetoproteina, alfafetoproteina-L3 e des
gamma carbossi protrombina) facilita il rilevamento dell’HCC allo stadio iniziale con una sensibilità dell’86% e una specificità del 90% in una coorte britannica. Gli studi dei ricercatori del De Bellis hanno dimostrato che il punteggio Galad è attualmente il migliore predittore di rischio di sviluppo di HCC, potendo individuarne la comparsa con 10 anni di anticipo e hanno anche dimostrato che valori più elevati di PG correlano con una prognosi peggiore ed una minore sopravvivenza.
“La corretta diagnosi di epatocarcinoma rappresenta una tappa fondamentale per definire il percorso terapeutico più adeguato per i pazienti. Identificare e caratterizzare precocemente le lesioni consente di migliorare nettamente la prognosi della patologia, ci permette di mettere in atto interventi curativi come trapianto o resezione epatica che, tenendo sempre presente sia lo stato del fegato che del paziente stesso, eliminano completamente il nodulo maligno” – dichiara il Prof. Gianluigi Giannelli, Direttore Scientifico dell’Istituto de Bellis.
La Regione Puglia sta emergendo come eccellenza nell’ambito della sanità: il dosaggio dei biomarcatori descritti richiede l’impego di una strumentazione recentemente acquisita dall’IRCCS de Bellis e questa strumentazione è la seconda presente in tutto l’ambito nazionale.
“Rilevare precocemente la presenza del tumore al fegato è l’elemento fondamentale per garantire un trattamento ottimale della malattia e siamo molto orgogliosi di poter mettere a disposizione la nostra tecnologia per la prevenzione di questa patologia così aggressiva. L’investimento in tecnologia è per noi un impegno costante che ci consente di rispondere ad una vastissima gamma di esigenze mediche, offrendo prodotti avanzati a beneficio delle persone e degli specialisti” conclude Davide Campari, Managing Director di Fujifilm Healthcare Italia.
Il cancro al fegato è il sesto tumore al mondo per incidenza e l’epatocarcinoma (HCC) rappresenta il 90% di casi di cancro al fegato. In Italia sono stati diagnosticati più di 10.000 nuovi casi nel 2020 e l’epatocarcinoma costituisce circa il 75-85% dei casi.
A livello globale, si stima che l’epatocarcinoma sia la quarta causa di decessi per cancro e, in Europa, la patologia ha una prevalenza complessiva di 15 casi su 100.000 nella popolazione generale e un’incidenza di 3,221 nuovi casi su 100.000.
L’Italia, in particolare, è il primo paese in Europa per numero di nuovi casi di tumore al fegato diagnosticati ogni anno (https://gco.iarc.fr/) con circa 11.700 nuovi casi/anno e circa 9.700 decessi/anno. Da rapporto epidemiologico dell’Associazione Italiana per lo studio del fegato, inoltre, il 90.4% dei tumori insorge in pazienti con cirrosi. Nel nostro Paese, la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti effetti da HCC è pari al 20% e la sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi è di circa il 10%..(30Science.com)