Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Algoritmo mappa le aree bruciate su scala globale

(28 Ottobre 2024)

Roma – Utilizzando dati provenienti da sei diversi satelliti, è stato sviluppato un algoritmo per ottenere una mappatura globale delle aree bruciate. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università dei Paesi Baschi (UPV) e pubblicato su ISPRS Journal of Photogrammetry and Remote Sensing. Ottenere informazioni accurate e aggiornate dalle aree colpite dagli incendi è essenziale non solo per comprendere meglio la qualità dell’aria, i cicli biogeochimici o il clima, ma anche per contribuire alla gestione degli incendi. Qualche decennio fa la mappatura delle aree bruciate veniva effettuata sulla base dello studio delle aree rurali, ma dal lancio dei satelliti di osservazione della Terra, il telerilevamento è diventato un’opzione più pratica per localizzare le aree bruciate, poiché i satelliti semplificano la misurazione delle aree colpite dagli incendi, sia a livello regionale che globale. La risoluzione delle immagini è il problema per quanto riguarda le aree mappate dal satellite. Infatti, la risoluzione delle osservazioni globali è stata finora scarsa. “L’errore di omissione dei prodotti attuali è molto alto: molte aree che sono effettivamente bruciate non vengono identificate come tali”, ha affermato Aitor Bastarrika, ricercatore presso l’UPV/EHU. “I sistemi attuali utilizzano una dimensione dei pixel compresa tra 250 e 500 metri, quindi non rilevano incendi inferiori a 250 metri. E in alcuni ecosistemi, incendi di queste dimensioni sono molto frequenti”. Utilizzando dati provenienti da sei diversi satelliti, lo studio guidato da Aitor Bastarrika ha sviluppato un algoritmo per ottenere una risoluzione più elevata. In primo luogo, hanno sfruttato le immagini catturate dai due satelliti ottici della costellazione Sentinel-2: offrono una buona risoluzione spaziale di 10-20 metri, ma con una bassa frequenza temporale, poiché le immagini di una posizione specifica vengono ottenute solo ogni 5 giorni. In secondo luogo, sono stati sfruttati i prodotti MODIS (derivati dai satelliti Terra e Aqua) e VIIRS (derivati dai satelliti Suomi NPP e NOAA-20) che rilevano incendi attivi: rilevano punti ad alta temperatura con una bassa risoluzione spaziale di 375-1000 metri, ma con un’alta frequenza, poiché raccolgono dati ogni giorno. L’algoritmo sviluppato dal team di Bastarrika utilizza i dati dei due prodotti di rilevamento attivo degli incendi e con essi addestra un sistema di imaging ottico al fine di produrre un sistema di classificazione. Quindi fa previsioni su cosa è stato bruciato e cosa no. “Inoltre, queste previsioni sono state testate in 576 aree in tutto il mondo, in altre parole, l’algoritmo è stato analizzato in tutti gli ecosistemi in cui le aree bruciate sono significative”, ha spiegato Bastarrika. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla