Roma – La statunitense National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (NASEM) ha lanciato un appello per rafforzare la ricerca nel campo della cattura del metano dall’atmosfera, raccomandando in un nuovo rapporto di stanziare tra i 150 e i 400 milioni di dollari in 3-5 anni per questo obiettivo. “Questo è stato un campo molto poco esplorato e con poche risorse”, afferma Erika Reinhardt, direttrice esecutiva di Spark Climate Solutions, un’organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti che cerca di stimolare la ricerca sugli inquinanti climatici come il metano. “Spero che il rapporto aiuti a evidenziare alcune di queste esigenze di ricerca”, afferma la Reinhardt che stima che siano stati spesi solo 10 milioni di dollari in tutto il mondo per la ricerca sulla rimozione del metano. Il ruolo del metano nel riscaldamento globale sta ricevendo sempre più attenzione. Sebbene le concentrazioni di metano siano molto più basse degli attuali livelli di anidride carbonica, il gas converte la luce solare in calore in modo più efficace, rendendolo tonnellata per tonnellata 80 volte più potente dell’anidride carbonica in un arco di 20 anni. Si stima che il metano sia responsabile di un terzo del riscaldamento globale durante l’era industriale. Finora, scienziati e decisori politici si sono concentrati sul tenere il metano fuori dall’atmosfera, bloccando i flussi provenienti da punti caldi come oleodotti e gasdotti e discariche. Ma questi rappresentano appena il 21% delle emissioni totali di metano negli ultimi anni. Il resto proviene da fonti come miniere di carbone e allevamenti di bestiame. L’aumento delle emissioni da tali luoghi e la ricerca di altri modi per tenere a freno le temperature globali potrebbero creare una maggiore pressione per rimuovere il metano direttamente dall’atmosfera, afferma Gabrielle Dreyfus, presidente del comitato NASEM dietro il rapporto e capo scienziato presso l’Institute for Governance & Sustainable Development, un think tank che promuove la ricerca sui “superinquinanti” climatici. Qualsiasi approccio alla rimozione del metano sarà più impegnativo dei tentativi di aspirare l’anidride carbonica dall’aria su scala industriale, afferma Christopher W. Jones, membro del comitato e ingegnere chimico presso il Georgia Institute of Technology. Poiché il metano è così diluito, sarebbe necessario “setacciare” più aria per rimuoverne quantità significative. E la molecola è meno “appiccicosa”, il che rende più difficile separarla dall’aria facendola legare ad altre sostanze chimiche, afferma Jones. C’è un vantaggio, tuttavia. Il metano si trasforma relativamente facilmente in anidride carbonica e acqua quando viene bruciato o scomposto in altre reazioni di ossidazione. La domanda è “come si progetta un dispositivo, un edificio, una foglia, un terreno che faccia muovere più velocemente quel tasso di ossidazione”, dice Jones. Il comitato ha evidenziato cinque potenziali approcci che meritano di essere analizzati. Tra questi, macchine che concentrerebbero il metano e altre che lo scomporrebbero; catalizzatori di ossidazione del metano che potrebbero essere aggiunti alle superfici che entrano in contatto con molta aria, come le pale delle turbine eoliche; modi per modificare gli ecosistemi per scomporre il metano più velocemente, ad esempio aumentando l’abbondanza di microbi che digeriscono il metano; e strategie per aumentare le sostanze chimiche presenti nell’aria, come cloro o ioni idrossilici, che accelererebbero la scomposizione del metano e ne accorcerebbero la durata naturale di circa un decennio. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
NASEM, urgente investire nella cattura del metano dall’atmosfera
(3 Ottobre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla