Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Proposta “impronta di suolo” per misurare l’impatto agricoltura sul consumo del suolo

(18 Settembre 2024)

Roma – Dopo l’ “impronta di carbonio” quella “di suolo”: un nuovo indicatore per misurare quanto determinate colture – e i relativi prodotti – consumino il suolo della Terra, privandolo di nutrienti e biodiversità. E’ quanto definito da un team di ricerca guidato dall’ Università di Cordova in uno studio pubblicato su Soil Security. Gli autori propongono di definire l’ “impronta di suolo” di un prodotto come la quantità di suolo che si perde durante il processo di coltivazione, e si calcola dividendo il tasso di consumo del suolo per il suo grado di produttività. Oltre a definire il concetto e a gettare le basi per misurarlo, il team ha calcolato l’impronta del suolo delle dieci principali colture spagnole, analizzando anche le aree della Penisola in cui sono più problematiche. I risultati mostrano che la coltura con l’impronta del suolo più grande (ovvero la minore produzione alimentare in proporzione al consumo che genera) è l’ulivo, seguita dai ciliegi e dal grano. All’estremo opposto ci sono cipolle, patate e arance, che sono le colture con l’impronta del suolo più piccola tra tutte quelle analizzate. Il fatto che la coltura più dannosa per il suolo spagnolo sia anche uno dei suoi grandi motori economici e un segno distintivo del paese potrebbe essere problematico, ma i ricercatori chiariscono che il consumo non dipende esclusivamente dalle peculiarità della coltura, ma dalle condizioni climatiche, dalla topografia e dalla gestione agricola. “La soluzione non è ridurre il numero di ulivi, ma piuttosto incorporare strategie che proteggano il suolo dall’erosione, come la copertura vegetale”, hanno affermato i ricercatori. Diversi studi hanno dimostrato come questa gestione sia in grado di frenare significativamente l’erosione del suolo negli uliveti mediterranei. Ciò contribuirebbe a ridurre l'”impronta del suolo” di questa coltura, proteggendo così una risorsa limitata il cui futuro dovrebbe riguardare la società nel suo insieme, come già per l’acqua e l’energia. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla