Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Siamo ancora in tempo per evitare i punti di non ritorno climatici

(1 Agosto 2024)

Roma – Aderendo con prontezza a quanto previsto dagli Accordi di Parigi il rischio di incorrere in catastrofici punti di non ritorno climatici potrebbe ancora essere contenuto. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Communications da ricercatori guidati dal Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK). Il cambiamento climatico provocato dall’uomo può portare a una destabilizzazione di componenti su larga scala del sistema terrestre, come le calotte glaciali o i modelli di circolazione oceanica. Sebbene i punti di non ritorno legati a questi elementi non si presentino da un giorno all’altro, questi cambiamenti sono di natura così grave che dovrebbero essere evitati a tutti i costi. “Vediamo un aumento del rischio di arrivare ai punti di non ritorno con ogni decimo di grado di superamento di 1,5 °C. Ma se dovessimo superare i 2 °C di riscaldamento globale, i rischi di ribaltamento aumenterebbero ancora più rapidamente. Ciò è molto preoccupante poiché si stima che gli scenari che seguono le attuali politiche climatiche determineranno un riscaldamento globale di circa 2,6 °C entro la fine di questo secolo”, afferma Annika Ernest Högner del PIK, che ha co-diretto lo studio. “Il nostro studio conferma che i rischi di arrivare ai punti di non ritorno in risposta ai superamenti delle soglie climatiche possono essere ridotti al minimo se il riscaldamento viene rapidamente invertito. Tale inversione del riscaldamento globale può essere ottenuta solo se le emissioni di gas serra raggiungono almeno lo zero netto entro il 2100. I risultati sottolineano l’importanza degli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento ben al di sotto dei 2 ° “, afferma l’autore dello studio Nico Wunderling del PIK. “Questa analisi dei rischi dei punti di non ritorno aggiunge ulteriore supporto alla conclusione che stiamo sottostimando i rischi e dobbiamo ora riconoscere che l’obiettivo giuridicamente vincolante nell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale ‘ben al di sotto dei 2°C’, in realtà significa limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. A causa di riduzioni delle emissioni insufficienti, corriamo un rischio sempre maggiore di un periodo di superamento di questo limite di temperatura, che dobbiamo ridurre al minimo a tutti i costi, per ridurre gli impatti disastrosi sulle persone in tutto il mondo”, conclude il direttore del PIK e autore dello studio Johan Rockström.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla