Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Sempre più in ascesa i computer alimentati da funghi

(27 Ottobre 2025)

Roma – Le reti fungine rappresentano sempre di più un’alternativa promettente ed ecologica ai minuscoli dispositivi metallici utilizzati per elaborare e archiviare i dati informatici. E’ quanto emerge da un recente studio pubblicato su PLOS One e guidato dalla Ohio State University. Gli autori hanno scoperto di recente che i funghi commestibili più comuni, come i funghi shiitake, possono essere coltivati e “addestrati” a fungere da memristori organici, un tipo di elaboratore di dati in grado di ricordare gli stati elettrici del passato. I loro risultati hanno dimostrato che questi dispositivi basati sui funghi shiitake non solo hanno dimostrato effetti di memoria riproducibili simili a quelli dei chip basati sui semiconduttori, ma potrebbero anche essere utilizzati per creare altri tipi di componenti informatici ispirati al cervello, economici e rispettosi dell’ambiente. “Essere in grado di sviluppare microchip che imitano l’attività neurale reale significa non aver bisogno di molta energia per la modalità standby o quando la macchina non è in uso”, ha affermato John LaRocco, autore principale dello studio e ricercatore scientifico in psichiatria presso il College of Medicine dell’Ohio State. “Questo può rappresentare un enorme potenziale vantaggio computazionale ed economico”. L’elettronica fungina non è un concetto nuovo, ma è diventata la candidata ideale per lo sviluppo di sistemi informatici sostenibili, ha affermato LaRocco. Questo perché riduce al minimo gli sprechi elettrici essendo biodegradabile e più economica da produrre rispetto ai memristor e ai semiconduttori convenzionali, che spesso richiedono costosi minerali di terre rare e grandi quantità di energia dai data center. Per esplorare le capacità dei nuovi memristor, i ricercatori hanno coltivato campioni di funghi shiitake e champignon. Una volta maturi, sono stati disidratati per garantirne la vitalità a lungo termine, collegati a speciali circuiti elettronici e quindi elettrocuti a diverse tensioni e frequenze. “Collegavamo fili elettrici e sonde in punti diversi dei funghi perché ogni parte aveva proprietà elettriche diverse”, ha detto LaRocco. “A seconda della tensione e della connettività, osservavamo prestazioni diverse”. Dopo due mesi, il team ha scoperto che, se utilizzato come RAM – la memoria del computer che memorizza i dati – il loro memristore a forma di fungo era in grado di passare da uno stato elettrico all’altro fino a 5.850 segnali al secondo, con una precisione di circa il 90 per cento. Tuttavia, le prestazioni diminuivano con l’aumentare della frequenza delle tensioni elettriche, ma, proprio come un cervello vero e proprio, il problema poteva essere risolto collegando più funghi al circuito. Nel complesso, la loro ricerca descrive in dettaglio quanto sia sorprendentemente facile programmare e preservare i funghi affinché si comportino in modi inaspettati e utili, ha affermato Qudsia Tahmina , coautrice dello studio. Inoltre, è un esempio di come la tecnologia possa progredire quando si basa sul mondo naturale.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla