Roma – Restare competitiva e sovrana nell’era dell’intelligenza artificiale è la sfida decisiva per l’Italia e per l’Europa. A delineare i percorsi possibili, tra autonomia tecnologica e dipendenza infrastrutturale, è il rapporto “Industry Competitiveness 2035”, realizzato dall’Osservatorio sulle Tendenze e le Applicazioni del Supercalcolo dell’ICSC – Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing, gestito da IFAB – International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, in collaborazione con Futures Platform. Firmato da Eleonora Barelli e Giada Sechi (Fondazione IFAB), Aleksi Hämäläinen e Max Stucki (Futures Platform), il documento esplora come intelligenza artificiale, cloud, supercalcolo e quantum computing trasformeranno la competitività industriale italiana entro il 2035, fornendo a decisori pubblici e privati una bussola strategica per la sovranità tecnologica e la crescita sostenibile. La ricerca applica per la prima volta in Italia le metodologie dei Futures Studies a un ecosistema industriale tradizionalmente concentrato sull’aspetto infrastrutturale delle tecnologie digitali, costruendo quattro possibili scenari di sviluppo attraverso un processo di horizon scanning e scenario planning. Gli esperti hanno identificato due fattori chiave — competitività socio-economica e indipendenza tecnologica — e li hanno incrociati in una matrice 2×2, da cui emergono quattro visioni del futuro: Graceful Dependence, Sovereign Synergy, Peripheral Dependency e Fragmented Fortress. Ognuna rappresenta un diverso equilibrio tra apertura dei mercati, sovranità tecnologica e capacità di innovazione.
Nel primo scenario, Graceful Dependence, l’Italia rimane inserita nei circuiti globali ma con un’autonomia limitata: beneficia delle catene del valore aperte e interoperabili, ma la dipendenza da infrastrutture e piattaforme estere ne riduce la sovranità. In Sovereign Synergy, invece, la cooperazione europea produce un ecosistema integrato: infrastrutture comuni, quadro normativo armonizzato, filiere tecnologiche coordinate e una forte attrazione di talenti. Il Paese diventa un hub per quantum computing, cybersecurity e intelligenza artificiale applicata all’industria manifatturiera.
Lo scenario Peripheral Dependency descrive un sistema fragile, frammentato e dipendente dai servizi cloud extra-UE, dove la mancanza di coerenza normativa e la carenza di competenze bloccano l’innovazione. Fragmented Fortress, infine, rappresenta un’Europa divisa in blocchi regionali: ciascuna area sviluppa capacità locali senza coordinamento, generando nuove disuguaglianze tecnologiche e una perdita complessiva di competitività globale.
Dalla comparazione degli scenari emergono tre messaggi chiave. Primo: la fragilità infrastrutturale europea resta una minaccia strutturale, aggravata dalla dipendenza da fornitori esterni di tecnologie critiche. Senza un’azione coordinata su HPC, cloud e dati, il rischio è la perdita di autonomia tecnologica. Secondo: i quadri regolatori possono fungere da acceleratori o freni. Norme armonizzate e sandbox regolatorie per l’attuazione dell’AI Act rappresentano leve decisive per promuovere l’innovazione e attrarre talenti. Terzo: il capitale umano è il fattore più determinante. La capacità di formare, attrarre e trattenere competenze specialistiche incide su tutti gli altri indicatori di crescita.
Il rapporto individua tre direttrici d’azione prioritarie. La prima riguarda lo sviluppo di infrastrutture critiche integrate, dal supercalcolo federato al cloud sovrano, connessi a AI Factories e programmi europei come EuroHPC, RISC-V, Fondazione Chips-IT e Quantum Flagship. La seconda è la costruzione di una regolazione pro-innovazione, con chiarezza sulla proprietà dei dati e strumenti di governance trasparenti per favorire la fiducia. La terza è l’investimento nel capitale umano e nella ricerca applicata, attraverso percorsi di upskilling e dottorati industriali, per ridurre il mismatch tra formazione e fabbisogni produttivi. “L’Italia può scegliere se restare un utilizzatore di tecnologie sviluppate altrove o diventare un protagonista nella costruzione delle infrastrutture del futuro,” sottolineano gli autori del rapporto. “Le decisioni prese nel prossimo decennio determineranno il livello di autonomia industriale, la capacità di esportare soluzioni tecnologiche e la possibilità di creare valore lungo le catene globali dell’innovazione.” Con la pubblicazione di Industry Competitiveness 2035, l’Osservatorio ICSC conferma il proprio ruolo di piattaforma di analisi e orientamento per le politiche industriali digitali italiane. Il rapporto — disponibile sul portale dell’Osservatorio — si conclude con una raccomandazione: “Nel 2035 la competitività non si misurerà solo in termini di crescita economica, ma nella capacità di un Paese di controllare i propri algoritmi, le proprie infrastrutture e il proprio futuro.”(30Science.com)

