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I primi agricoltori delle Ande se la cavavano benissimo

(25 Giugno 2025)

Roma – Nelle Ande, l’ascesa dell’agricoltura per sostituire la raccolta di cibo non è stata il risultato di difficoltà e scarsità di risorse, bensì di un periodo di resilienza economica e innovazione, secondo uno studio pubblicato sulla rivista open access PLOS One da Luis Flores-Blanco dell’Università della California Davis e dell’Università statale dell’Arizona, Stati Uniti, e colleghi. La transizione dalla raccolta all’agricoltura ha rappresentato un cambiamento radicale nella storia umana, gettando le basi per l’espansione della civiltà moderna. L’opinione prevalente è che questa transizione sia stata un periodo difficile, con le comunità costrette a fare affidamento sulle colture a causa della crescita della popolazione umana e della diminuzione delle risorse alimentari selvatiche. In questo studio, Flores-Blanco e colleghi esaminano la dieta delle popolazioni andine durante questo periodo di transizione. I ricercatori hanno interpretato le diete antiche misurando i rapporti tra isotopi di carbonio e azoto nelle ossa di 16 individui sepolti nei siti di Kaillachuro e Jiskairumoko, nel bacino del lago Titicaca. Entrambi i siti furono abitati da circa 5.000 a 3.000 anni fa, durante la transizione dalla ricerca di cibo all’agricoltura. Le firme isotopiche indicano un’alta percentuale (84%) di materiale vegetale nella dieta, integrata da una minore percentuale di carne di grandi mammiferi. Queste proporzioni non solo sono costanti durante questo periodo di transizione in entrambi i siti, ma sono anche identiche a quelle delle precedenti comunità di ricerca di cibo e delle successive comunità agricole. Nel complesso, questi risultati contraddicono l’immagine di un cambiamento agricolo guidato dalle difficoltà e rivelano invece che le risorse alimentari sono rimaste costanti per migliaia di anni. I cibi selvatici sono stati sempre più gestiti e addomesticati, creando economie miste di raccolta e agricoltura. Gli autori ipotizzano che questa resilienza economica sia stata probabilmente favorita da alcuni progressi culturali avvenuti in quel periodo, tra cui l’espansione delle reti commerciali e le innovazioni nelle tecnologie della ceramica e dell’arco. Luis Flores-Blanco aggiunge: “La nostra ricerca dimostra che l’origine dell’agricoltura nel bacino del Titicaca è stata un processo resiliente. Gli antichi popoli andini facevano affidamento sulla loro profonda conoscenza della raccolta di piante selvatiche come patate e quinoa, nonché sulla caccia ai camelidi. Grazie a questa comprensione del loro ambiente, gestivano efficacemente le proprie risorse, addomesticando sia piante che animali, e gradualmente incorporando queste specie domestiche nella loro dieta. Così, i primi agricoltori dell’Altopiano continuarono a fare affidamento sugli stessi alimenti consumati dai raccoglitori arcaici. In questa ricerca, dimostriamo che questo percorso economico andino ha reso questa transizione sia vantaggiosa che stabile”. “Queste scoperte derivano dall’integrazione di contributi provenienti da diversi campi specializzati, dall’estrazione di informazioni dietetiche dalle ossa, dall’analisi di resti macrobotanici e dall’esecuzione di analisi statistiche”. Luisa Hinostroza aggiunge: “Questo articolo contesta l’idea tradizionale che la transizione all’agricoltura sia avvenuta per necessità o in periodi di crisi. I nostri risultati dimostrano, invece, che nell’Altopiano si è trattato di un processo caratterizzato da stabilità e sufficienza alimentare, protrattosi per migliaia di anni. Questi risultati costituiscono una prova cruciale della capacità delle società andine di gestire in modo efficiente le proprie risorse, come tuberi e cereali, e di mantenere una stabilità a lungo termine”. (30Science.com)

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