Gianmarco Pondrano d'Altavilla

La corrente AMOC non è destinata a venir meno col climate change

(29 Maggio 2025)

Roma – Il Capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (AMOC), una parte essenziale del sistema di correnti atlantiche, contrariamente a quanto ritenuto in precedenza si indebolirà, ma non verrà meno con l’aggravarsi del cambiamento climatico. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Caltech e pubblicato su Nature Geoscience. Gli autori hanno sviluppato un modello fisico di analisi semplificato basato sui principi fondamentali della circolazione oceanica – in particolare, sulla relazione tra le differenze di densità e la profondità dell’AMOC – che incorpora anche misurazioni reali dell’intensità della corrente oceanica, raccolte in 20 anni. I ricercatori hanno scoperto che l’AMOC si indebolirà di circa il 18-43 per cento entro la fine del XXI secolo. Sebbene ciò rappresenti un notevole indebolimento, non si tratta del collasso che le proiezioni dei modelli climatici più estremi suggeriscono. I dati paleoclimatici, come i sedimenti oceanici che registrano le condizioni climatiche del passato, indicano che l’AMOC ha subito un indebolimento in passato, come durante l’Ultimo Massimo Glaciale (un periodo di circa 20.000 anni fa), portando a importanti oscillazioni climatiche che hanno interessato il Nord America e l’Europa. I modelli climatici contemporanei mostrano un’ampia variazione nelle loro proiezioni di indebolimento dell’AMOC per il XXI secolo: alcuni prevedono un indebolimento sostanziale dell’AMOC, mentre altri ne prevedono solo uno limitato. Il nuovo studio, mirava a comprendere meglio i meccanismi fisici che governano il comportamento dell’AMOC nei modelli climatici, con l’obiettivo di conciliare queste discrepanze. La ricerca fa luce su una caratteristica di lunga data e precedentemente inspiegata dei modelli climatici: il legame tra l’intensità attuale e quella futura dell’AMOC. I modelli climatici che simulano un AMOC attuale più forte tendono a proiettare un maggiore indebolimento in caso di cambiamenti climatici. I ricercatori hanno scoperto che questa relazione deriva dalla profondità dell’AMOC. Un AMOC più forte si estende tipicamente a profondità maggiori e consente alle variazioni della temperatura e della salinità delle acque superficiali, causate dal riscaldamento globale e dall’apporto di acqua dolce, di penetrare più in profondità nell’oceano e determinare un maggiore indebolimento. In altre parole, un modello climatico con un AMOC più forte è meno resiliente ai cambiamenti superficiali e subisce un indebolimento dell’AMOC proporzionalmente maggiore rispetto a uno con una corrente meno profonda. I modelli climatici con un AMOC attuale più superficiale mostrano comunque un indebolimento in caso di cambiamenti climatici, ma in misura minore rispetto a quelli con un AMOC attuale più profondo. Il nuovo studio utilizza questa comprensione per vincolare le future proiezioni dell’AMOC, costruendo un modello fisico semplificato e incorporando misurazioni reali della forza della corrente oceanica. I risultati indicano che l’AMOC subirà solo un indebolimento limitato anche negli scenari con le emissioni più elevate. Lo studio suggerisce che gran parte dell’incertezza precedente e alcune delle proiezioni di indebolimento dell’AMOC più estreme derivassero da distorsioni nel modo in cui i modelli climatici simulano lo stato attuale dell’oceano, in particolare la sua stratificazione di densità. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla