Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Dai primi dati sul microbioma della foca monaca selvatica del Mediterraneo una speranza per la salvezza di questo animale

(28 Maggio 2025)

Roma – Per la prima volta sono stati individuate le comunità microbiche dell’intestino della foca monaca selvatica del Mediterraneo (Monachus monachus), una scoperta che permetterà di orientare al meglio gli sforzi di conservazione di questo animale. È quanto emerge da uno studio  pubblicato su Discover Life da un team di ricercatori con prima autrice Marianna Marangi dell’Università di Foggia e composto da Sonia Boughattas e Nahla O. Eltai della Qatar University, e  da Michele Speranza, Sofia Bonicalza ed  Emanuele Coppola del Gruppo Foca Monaca APS. I mammiferi marini (MM) sono cruciali per l’ecosistema marino, fungendo da predatori di vertice, consumatori secondari e indicatori della salute degli oceani. Nonostante la loro importanza ecologica, le attività umane hanno gravemente messo in pericolo molte specie di MM, spingendone alcune sull’orlo dell’estinzione a causa della caccia, della pesca eccessiva e dello sfruttamento ambientale. Sebbene gli sforzi di conservazione abbiano contribuito al recupero di alcune specie, molte rimangono in pericolo o vulnerabili. Le comunità microbiche associate ai mammiferi svolgono ruoli vitali nell’ecologia, nella nutrizione dell’ospite, nella differenziazione tissutale, nella resistenza alla colonizzazione, nello sviluppo della funzione immunitaria e in altri processi benefici. Studi fecali di diverse specie di MM hanno rivelato un notevole microbiota ospite-specifico, influenzato da fattori come la filogenesi dell’ospite, l’anatomia intestinale, la dieta e le malattie infettive. Mentre i fattori che modellano il microbiota di alcuni MM sono meglio compresi, si sa ancora poco su specie come la foca monaca mediterranea (Mms). Nel nuovo studio, i ricercatori presentano per la prima volta, il profilo delle comunità microbiche estratto dai campioni fecali di due Mms selvatiche, raccolti nel 2024 da due diverse isole del Mar Ionio, nel Mediterraneo greco. I campioni sono stati analizzati utilizzando il sequenziamento del gene 16S rRNA con Oxford Nanopore Technologies. Un campione ospitava prevalentemente la famiglia delle Clostridiaceae, mentre l’altro conteneva principalmente la famiglia delle Enterobacteriaceae, il che potrebbe indicare diverse condizioni di salute. “I nostri risultati – concludono i ricercatori – sottolineano l’importanza dello studio delle interazioni ospite-microbo nelle specie minacciate per ottenere le prime informazioni sui fattori ecologici e microbiologici che influenzano la loro salute, contribuendo agli sforzi di conservazione della biodiversità e delle specie. Ulteriori ricerche con un numero maggiore di campioni contribuiranno a una migliore comprensione delle interazioni ospite-microbo e colmeranno le lacune nella conoscenza della comunità microbica e dei microrganismi correlati in questa particolare specie”.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla