Roma –Rinvenuti i resti di mani quasi complete di due specie di ominidi fossili rinvenuti in Sudafrica: Australopithecus sediba e Homo naledi; i reperti mostrano che entrambe le specie possedevano caratteristiche delle dita simili a quelle umane, funzionali alla manipolazione di oggetti, pur mantenendo tratti che favorivano ancora l’arrampicata sugli alberi. Lo rivela lo studio condotto da Samar Syeda, dal Max-Planck-Institut fur evolutionare Anthropologie e colleghi, pubblicato su Science Advances e promosso dall’Associazione americana per il progresso della scienza, AAAS. Tuttavia, le mani presentano differenze significative tra loro: la base del pollice di A. sediba suggerisce un adattamento più marcato alla manipolazione, mentre H. naledi mostra articolazioni carpometacarpali radiali con caratteristiche umane e neandertaliane, che collegano dita e polso.
- Fig. 1. Mappe a colori 3D della distribuzione dell’osso corticale nelle falangi degli ominidi fossili e attuali. Credito Syeda et al., Sci. Avv. 11, edt1201 (2025)
- Fig. 4. Curvatura media standardizzata di J e falangea di A. sediba e H. naledi in relazione a un campione comparativo esistente e fossile. (B) Curvatura falangea misurata tramite l’angolo incluso, con immagini che mostrano la curvatura prossimo-distale del corpo dorsale in una terza falange prossimale e intermedia rappresentativa per ciascun taxon. I valori di curvatura riportati rappresentano la media delle dita dal 2 al 5 per le falangi prossimale e intermedia. Credito Syeda et al., Sci. Avv. 11, edt1201 (2025)
Questi risultati indicano che l’evoluzione muscoloscheletrica della mano, necessaria per l’uso degli strumenti, non è stata un processo lineare. La manipolazione fine e la destrezza si sono sviluppate gradualmente mentre questi ominidi continuavano ad arrampicarsi, suggerendo un percorso evolutivo complesso e non diretto verso la destrezza umana. Lo studio contribuisce a chiarire un dibattito scientifico riguardo a quando e come gli ominidi abbiano perso le caratteristiche adattate all’arrampicata in favore di quelle per la manipolazione degli strumenti. In sintesi, l’indagine di Syeda et al. supporta l’ipotesi che l’abilità nell’uso degli strumenti si sia evoluta in modo graduale e parallelo ad altre funzioni della mano, piuttosto che in modo sequenziale e netto. (30Science.com)