Lucrezia Parpaglioni

ADHD, sei scienziati raccontano la loro esperienza

(27 Maggio 2025)

Roma – Presentate le esperienze di sei ricercatori affetti da disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, che discutono le sfide e i punti di forza legati a questa condizione neuroevolutiva nel contesto della carriera scientifica. Tra gli autori intervistati vi è Lis Gallant, vulcanologa e Assistant Professor of Geology presso l’Università delle Hawaii a Hilo. Lo studio è stato riportato in un articolo pubblicato da Nature, che ha raccolto testimonianze dirette e strategie adottate da questi scienziati per gestire la propria vita lavorativa e raggiungere il successo. L’ADHD, che colpisce il lobo frontale del cervello, si manifesta con difficoltà di concentrazione su compiti banali ma con una capacità di focalizzarsi intensamente su attività di interesse, un doppio aspetto che può rappresentare sia un vantaggio che un ostacolo nella ricerca scientifica. Gallant racconta come il suo primo sospetto di ADHD sia nato durante gli studi universitari, quando un professore notò la discrepanza tra la qualità delle sue presentazioni orali e quella dei suoi scritti, dovuta a un processo di scrittura rapido e superficiale. I ricercatori descrivono come la gestione del tempo e delle priorità sia una sfida costante, con la tendenza a procrastinare e a sentirsi sopraffatti da liste di cose da fare troppo lunghe o non strutturate. Strategie efficaci includono l’uso di liste cartacee, gruppi di responsabilità tra colleghi neurodivergenti, e tecniche come il metodo Pomodoro per suddividere il lavoro in sessioni brevi e concentrate. L’assunzione di farmaci stimolanti può migliorare la concentrazione e ridurre l’ansia, come riferito da Gallant e da altri, anche se non è una soluzione universali. Nonostante le difficoltà, l’ADHD conferisce anche punti di forza utili alla ricerca: energia elevata, rapidità di pensiero, attenzione ai dettagli e capacità di multitasking. Gallant sottolinea come la sua condizione la renda particolarmente adatta a lavorare in situazioni di campo pericolose, come nel monitoraggio di eruzioni vulcaniche attive, dove è necessario passare rapidamente da un compito all’altro mantenendo alta la concentrazione e la sicurezza del gruppo di ricercatori. Inoltre, l’ADHD sembra favorire una maggiore sensibilità all’ingiustizia e un forte impegno verso la giustizia sociale, la diversità e l’equità, aspetti che Gallant integra nel suo ruolo di mentore e insegnante, rendendola più empatica con gli studenti che affrontano difficoltà simili. Gli scienziati intervistati evidenziano l’importanza di una struttura lavorativa deliberata e personalizzata, che richiede tempo e sperimentazione per comprendere cosa funziona meglio per ciascuno. La pianificazione del tempo, anche se richiede uno sforzo aggiuntivo rispetto ai colleghi neurotipici, è considerata una parte legittima e fondamentale del lavoro. In conclusione, questo studio offre una panoramica approfondita e non riduttiva delle esperienze di ricercatori con ADHD, evidenziando sia le difficoltà che le risorse uniche che questa condizione può portare nel mondo scientifico, con implicazioni utili per migliorare la gestione del lavoro e l’inclusione nella comunità accademica.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.