Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Svelato il mistero dell’efficienza energetica dei tetti italiani

(16 Aprile 2025)

Roma – I tetti delle case di molte cittadine italiane presentano forme specifiche ed uniformi che sono in grado di offrire elevatissimi livelli di efficienza energetica, spesso non eguagliati nemmeno dalle costruzioni più recenti. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Duke University e pubblicato su International Communications in Heat and Mass Transfer. Stupiti dall’uniformità dei tetti di alcuni edifici antichi nella zona di Benevento, gli autori ne hanno indagato le proprietà, scoprendo capacità di ritenzione del calore straordinarie. I ricercatori hanno compreso che i dettagli di quanto sia bassa o alta la linea del tetto determinano il comportamento dell’aria al suo interno. Dato un singolo picco su un cono a forma di A o circolare, se quel picco è alto meno di un metro, l’aria fluirà fluidamente e uniformemente attraverso di esso come acqua che scorre lungo il bordo di un lavandino. Ma se il picco è alto più di un metro, l’aria si muoverà caoticamente come fumo che ondeggia selvaggiamente nel vento. In base alla fisica di questi flussi d’aria e del trasferimento di calore, se il colmo di un tetto è più basso di circa 90 cm, dovrebbe essere circa tre o quattro volte più largo che alto per ridurre al minimo la dispersione di calore. E se il colmo di un tetto è più alto di 90 cm, dovrebbe essere un triangolo equilatero con un rapporto altezza/larghezza pari a uno. Questi sono proprio i rapporti dei tetti che hanno ispirato la ricerca e che sono rinvenibili su diverse abitazioni risalenti della Penisola. “Questo tipo di intuizione non è difficile da razionalizzare, ma è facile trascurarla, nonostante gli esempi siano ovunque”, ha detto Adrian Bejan, primo autore dello studio “È importante che i nostri studenti – e i loro professori – aprano la loro immaginazione e si chiedano perché le cose sono come sono”. “Le case e gli edifici di oggi – ha aggiunto – vengono progettati per essere il più efficienti possibile dal punto di vista energetico. Ma a mia conoscenza, nessuno considera la forma fisica dell’edificio, come una variabile che potrebbe contribuire a tale efficienza, e forse dovremmo farlo”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla