Roma – La perdita di biodiversità animale provocata dall’azione dell’uomo sta rendendo sempre più complesso studiare il comportamento degli animali stessi, potenzialmente rendendo alcuni misteri sulla fauna insolvibili. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Victoria e dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e pubblicato su Science.

“Laboratorio” di scimpanzé con strumenti di pietra.
Credito
© Lydia Luncz
“I comportamenti culturali degli animali spaziano dai canti delle balene all’uso di utensili da parte dei primati”, afferma Ammie Kalan dell’Università di Victoria. “Questi comportamenti non solo avvantaggiano gli animali, ma forniscono anche importanti informazioni sull’apprendimento delle specie. Tuttavia, la riduzione delle popolazioni animali globali rappresenta una sfida per ciò che possiamo ancora sperare di imparare”. A fronte del progressivo calo della biodiversità, gli autori suggeriscono di implementare rapidamente strategie innovative per la raccolta dei dati sul comportamento degli animali prima che sia troppo tardi. Ad esempio – argomentano – con la scansione 3D si potrebbero replicare gli artefatti fisici associati al comportamento animale o con le registrazioni ad alta qualità conservare suoni e canti prodotti da specie diverse. “Poiché gli esseri umani continuano ad avere un impatto significativo sull’ambiente – concludono – c’è una crescente necessità non solo di proteggere il nostro mondo naturale condiviso, ma anche di riconoscere e preservare la ricchezza delle culture animali. Riconoscere questo patrimonio culturale condiviso è fondamentale non solo per far progredire la ricerca scientifica e l’istruzione, ma anche per sottolineare le storie di vita interconnesse e le strategie di sopravvivenza di tutte le specie che condividono questo pianeta”. (30Science.com)