Roma – A causa del riscaldamento globale l’Artico rischia di essere invaso da una ondata di inquinanti. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Bristol e pubblicato su Nature Communications. Gli autori si sono concentrati sulle dinamiche della cosiddetta “corrente transpolare” che trasporta ghiaccio marino, acqua dolce e materia sospesa dalle piattaforme siberiane attraverso l’Artico centrale verso il canale dello stretto di Fram, che si collega ai mari nordici. Questo flusso transartico influenza il trasporto di sostanze naturali, come nutrienti, gas, composti organici e inquinanti di origine antropica, tra cui microplastiche e metalli pesanti, dai sistemi fluviali siberiani all’Artico centrale e all’Atlantico settentrionale. Questo materiale influenza la biogeochimica e gli ecosistemi artici, mentre l’acqua dolce stessa altera la circolazione oceanica. Poiché l’Oceano Artico è un ambiente altamente mutevole, anziché seguire un corso costante, la materia proveniente dai fiumi segue rotte diverse e stagionali, modellate dalle mutevoli condizioni della piattaforma continentale e dalle correnti oceaniche. Ciò si traduce in una rapida e diffusa ridistribuzione di materia, sia naturale che inquinante. L’autore principale, il Dott. Georgi Laukert ha dichiarato: “Abbiamo riscontrato notevoli cambiamenti nella composizione delle acque fluviali siberiane lungo la corrente transpolare a dimostrazione di questa interazione altamente dinamica. Le variazioni stagionali della portata fluviale e la circolazione dinamica sulla piattaforma siberiana determinano la variabilità della superficie oceanica, mentre le interazioni tra il ghiaccio marino e l’oceano aumentano ulteriormente la ridistribuzione della materia trasportata dal fiume”. Per decifrare questi complessi percorsi, il team di ricerca internazionale ha analizzato campioni di acqua di mare, ghiaccio marino e neve utilizzando isotopi di ossigeno e neodimio, insieme a misurazioni di elementi delle terre rare, per produrre dati geochimici traccianti. Questa impronta digitale geochimica ha permesso ai ricercatori di tracciare le origini della materia di origine fluviale e di seguirne l’evoluzione lungo il suo percorso attraverso l’Artico centrale nell’arco di un anno. Gli autori dello studio hanno così scoperto che il ritiro del ghiaccio marino estivo, dovuto al riscaldamento globale sta portando a una sostanziale modifica dei modelli di di circolazione della corrente il che potrebbe essere collegato a un forte aumento della diffusione degli inquinanti nell’Artico. Il coautore, il professor Benjamin Rabe, ha concluso: “Questi cambiamenti potrebbero alterare in modo significativo il modo in cui l’acqua dolce e la materia derivata dai fiumi si diffondono nell’Artico, con implicazioni di vasta portata per gli ecosistemi, i cicli biogeochimici e le dinamiche oceaniche”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Col climate change l’Artico è sempre più inquinato
(14 Aprile 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla