Lucrezia Parpaglioni

E se la vita fosse solo sulla Terra?

(8 Aprile 2025)

Roma – L’osservazione di 40-80 esopianeti senza rilevare biofirme consentirebbe di concludere con sicurezza che meno del 10-20% dei pianeti simili alla Terra ospita forme di vita rilevabili. Lo rivela uno studio guidato da ricercatori dell’ETH Zurigo, pubblicato su The Astronomical Journal. Utilizzando un approccio statistico bayesiano,i ricercatori hanno esplorato le implicazioni di un ipotetico “risultato nullo” nella ricerca di vita su esopianeti. Tra i limiti dello studio i ricercatori hanno individuato la possibilità di falsi negativi, con rischi legati a biofirme “nascoste” o a strumenti non sufficientemente sensibili; distorsioni del campione, con l’inclusione accidentale di pianeti non rappresentativi, come mondi con atmosfere dominate da vulcanismo estremo. Gli scienziati hanno però sottolineato che l’analisi bayesiana e frequentista hanno prodotto risultati convergenti, riducendo il rischio di errori metodologici. La missione LIFE, Large Interferometer for Exoplanets, guidata dall’ETH Zurigo, punta a studiare decine di esopianeti tramite interferometria a infrarossi per rilevare firme atmosferiche come vapore acqueo, ozono e metano. Lo studio dimostra che LIFE sarà in grado di fornire stime robuste sulla frequenza della vita, anche in assenza di rilevamenti diretti. “Anche un risultato nullo sarebbe rivoluzionario: ci direbbe che la vita, se esiste altrove, è così rara o effimera da sfuggire ai nostri strumenti”, ha detto Daniel Angerhausen, fisico presso l’Exoplanets and Habitability Group del professor Sascha Quanz presso l’ETH di Zurigo e affiliato al SETI Institute. “Questo approccio statistico offre un quadro metodologico per missioni come LIFE, il cui lancio è previsto negli anni Quaranta, e per telescopi di prossima generazione come l’ELT, Extremely Large Telescope”, ha aggiunto Angerhausen. “Lo studio sottolinea infine l’importanza di integrare modelli climatici, dati geochimici e osservazioni multibanda per distinguere biofirme da fenomeni abiotici, un passo cruciale per trasformare il “non abbiamo trovato nulla” in un risultato scientificamente significativo”, ha concluso Angerhausen.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.