Valentina Di Paola

Scoperti grandi depositi di carbonio su Marte

(17 Aprile 2025)

Roma –  Il rover Curiosity ha individuato prove ed evidenze del ciclo di carbonio su Marte. A riportare i risultati di questa rilevazione uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Calgary. Il team, guidato da Ben Tutolo, ha analizzato i dati raccolti dal rover Curiosity della NASA su tre siti di perforazione nel cratere Gale. I ricercatori hanno individuato tracce di siderite, un materiale carbonatico ferroso, all’interno di strati ricchi di solfati. “La scoperta di grandi depositi di carbonio nel cratere Gale, e più precisamente nel Monte Sharp – afferma Tutolo – rappresenta una svolta sorprendente e importante nella nostra comprensione dell’evoluzione geologica e atmosferica di Marte. .”L’abbondanza di sali altamente solubili in queste rocce e in depositi simili mappati su gran parte del Pianeta rosso è stata utilizzata come prova della transizione da un periodo caldo e umido al suo attuale stato freddo e secco”. Da tempo si prevedeva che il carbonato sedimentario si fosse formato sotto l’antica atmosfera marziana ricca di CO2, ma finora non erano disponibili prove di questa teoria. Dal 2012, il rover Curiosty ha percorso oltre 34 chilometri sulla superficie marziana. La scoperta del carbonato suggerisce che l’atmosfera contenesse abbastanza anidride carbonica da supportare la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta. Con il diradarsi dell’atmosfera, l’anidride carbonica si è trasformata in roccia. Le future missioni, spiegano gli studiosi, saranno orientate a confermare questi risultati. “Questo lavoro – aggiunge Tutolo – suggerisce che il pianeta rientrava nei parametri di abitabilità, prima di subire notevoli cambiamenti. Nei prossimi step, cercheremo di capire quanta anidride carbonica è stata sequestrata durante le precipitazioni di siderite”. “Queste ricerche – conclude – contribuiscono a spiegare i meccanismi con cui i minerali di sale si riproducano su Marte e come sia possibile riprodurre tali processi sulla Terra. Allo stesso tempo, questo lavoro evidenzia che l’abitabilità è un fattore molto fragile e ci aiuta ad apprezzare le peculiarità del nostro pianeta, abitabile da almeno quattro miliardi di anni”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).