Valentina Di Paola

Metalli pesanti, inquinano il 17 % dei terreni coltivabili

(17 Aprile 2025)

Roma – Fino al 17 per cento dei terreni coltivabili a livello globale è associato a inquinamento da metalli pesanti tossici. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università di Tsinghua. Il team, guidato da Deyi Hou, ha analizzato 1.493 lavori a livello regionale, che comprendevano l’analisi di 796.084 campioni di suolo, combinando i dati con l’apprendimento automatico. I risultati suggeriscono che ben 1,4 miliardi di persone vivono in aree caratterizzate da terreni pericolosamente inquinati da sostanze tossiche, come arsenico, cadmio, cobalto, cromo, rame, nichel e piombo. La crescita della domanda di metalli critici significa che l’inquinamento da metalli pesanti tossici nei terreni è destinato a peggiorare. “Ci auguriamo – scrivono gli autori – che i dati sull’inquinamento globale del suolo presentati in questo rapporto servano da monito scientifico per i responsabili politici e gli agricoltori, affinché adottino misure immediate e necessarie per proteggere meglio le preziose risorse del suolo del mondo”. L’inquinamento da metalli pesanti, spiegano gli esperti, costituisce una conseguenza delle attività antropiche, ma anche di processi naturali, e rappresenta un rischio significativo per gli ecosistemi e la salute umana. Queste sostanze, infatti, influiscono sulla biodiversità e mettono a repentaglio la qualità dell’acqua e la sicurezza alimentare attraverso il bioaccumulo negli animali da allevamento. Utilizzando approcci di apprendimento automatico e modellazione, i ricercatori hanno stimato che tra il 14 e il 17 per cento dei terreni coltivabili a livello globale sia contaminato da almeno un metallo tossico, il più diffuso dei quali risultava il cadmio. Anche nichel, cromo, arsenico e cobalto hanno superato le soglie in diverse regioni, in gran parte a causa di una combinazione di fonti geologiche naturali e attività umane come l’attività mineraria e l’industrializzazione. Inoltre, i risultati hanno rivelato un “corridoio arricchito di metalli” transcontinentale che si estende attraverso l’Eurasia a bassa latitudine, che probabilmente riflette gli effetti cumulativi dell’antica attività mineraria, dell’erosione del substrato roccioso ricco di metalli e della limitata lisciviazione nel tempo. Sovrapponendo questi dati alla distribuzione della popolazione globale, gli autori concludono che tra 0,9 e 1,4 miliardi di persone vivano in aree ad alto rischio. Sarà necessario delineare strategie mirate, concludono gli autori, per intervenire su questa problematica. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).