Roma – L’atmosfera terrestre e il Sole possono agire come filtri, distruggendo le meteoriti ricche di carbonio prima che raggiungano il suolo del nostro pianeta, il che contribuisce a spiegare perché, nonostante la loro abbondanza nel cosmo, non siano quasi presenti sulla Terra. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, condotto dagli scienziati della School of Earth and Planetary Sciences della Curtin University, dell’International Centre for Radio Astronomy (ICRAR), e dell’Osservatorio di Parigi. Il team, guidato da Hadrien Devillepoix, ha analizzato circa 8500 campioni e impatti di meteoriti, utilizzando i dati provenienti da 19 reti di osservazione in 39 paesi. I risultati, commentano gli scienziati, potrebbero cambiare la comprensione umana relativa all’origine della vita. Gli steroidi ricchi di carbonio, spiegano gli esperti, sono molto comuni nel cosmo, ma costituiscono meno del cinque per cento dei corpi che hanno raggiunto il nostro pianeta. Stando a quanto emerge dall’indagine, l’atmosfera terrestre e il Sole tende a distruggere le meteoriti carbonacee prima che raggiungano il suolo. “Molti corpi ricchi di carbonio – afferma Devillepoix – si frantumano passando vicino al Sole, e quelli che riescono a rimanere integri hanno maggiori probabilità di sopravvivere anche nell’atmosfera terrestre. le meteoriti carboniose sono particolarmente importanti perché contengono acqua e molecole organiche, ingredienti chiave legati all’origine della vita”. Queste scoperte, commentano gli scienziati, influenzano il modo in cui si interpretano le meteoriti raccolte finora. “La carenza di meteoriti carboniose – aggiunge Patrick Shober, altra firma dell’articolo – ci porta ad avere un quadro potenzialmente incompleto di come gli elementi costitutivi della vita siano arrivati sulla Terra. Comprendere queste dinamiche è fondamentale per ricostruire la storia del nostro Sistema solare e le condizioni che hanno reso possibile la vita”. Gli scienziati hanno inoltre scoperto che le meteoroidi create dalle perturbazioni mareali (quando gli asteroidi si disintegrano a seguito di incontri ravvicinati con i pianeti) sono particolarmente fragili e non sopravvivono quasi mai all’ingresso nell’atmosfera. “Queste informazioni – conclude Shober – potrebbero influenzare le future missioni sugli asteroidi, le valutazioni del rischio di impatto e persino le teorie su come la Terra abbia ottenuto i primi mattoni della vita”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Le meteoriti ricche di carbonio si disintegrano vicino al Sole
(14 Aprile 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).