Gianmarco Pondrano d'Altavilla

La nuova corsa allo spazio ora punta ai margini dell’atmosfera terrestre

(23 Aprile 2025)

Roma – Niente più Luna o spazio profondo: una nuova corsa allo spazio è iniziata, ma i concorrenti puntano ai margini dell’atmosfera terrestre. E un team di ricerca della Pennsylvania State University , in collaborazione con i ricercatori del Georgia Institute of Technology, sta realizzando un innovativo sistema di propulsione per rendere questa impresa fattibile. “L’affollamento dei satelliti spaziali – spiega Sven Bilén che guida il progetto presso la Penn State – sta rapidamente diventando un problema nell’orbita terrestre bassa, con migliaia di satelliti per comunicazioni come Starlink e OneWeb già in orbita e molte altre migliaia in arrivo. La crescente densità di questi satelliti aumenta il rischio di collisioni tra satelliti o detriti orbitali già presenti in queste orbite, ed è per questo che stiamo assistendo a questa spinta verso l’orbita terrestre molto bassa (VLEO)”. Bilén ha affermato che i satelliti in orbite tradizionali affrontano tre sfide: affollamento, immagini a bassa risoluzione e maggiori distanze per la trasmissione dei dati da e verso la Terra. Orbitare più vicino al suolo aiuta i satelliti a catturare immagini a risoluzione più elevata e a inviare trasmissioni con ritardi più brevi, migliorando sia le applicazioni di sorveglianza che quelle di comunicazione. Il problema, tuttavia, è mantenere i satelliti presso la VLEO. Da qui il nuovo progetto finanziato con un milione di dollari attraverso il programma di ricerca Charge Harmony , un’iniziativa promossa dal Defense Sciences Office della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA). Nell’ambito del progetto Bilén e colleghi stanno sviluppando un propulsore al plasma a respirazione d’aria auto-neutralizzato, una nuova tecnologia di propulsione elettrica. Questo tipo di tecnologia di propulsione utilizza l’aria circostante come propellente; l’aria viene raccolta, surriscaldata con energia a microonde e quindi espulsa da un ugello per generare spinta. Altre tecnologie di propulsori VLEO incorporano un dispositivo esterno per neutralizzare il gas carico che produce la spinta dopo che è stato espulso dal propulsore, mentre il nuovo meccanismo è intrinsecamente auto-neutralizzante. “Questa tecnologia – conclude Bilén – potrebbe permetterci di esplorare orbite in una regione dello spazio dove nessun satellite è mai stato prima”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla