Valentina Di Paola

Il pesce che mangiamo contribuisce alla salute dei fondali

(29 Aprile 2025)

Roma – Molti dei pesci che mangiamo svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento dei fondali marini e, di conseguenza, del nostro clima. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Marine Environmental Research, condotto dagli scienziati del Convex Seascape Survey e dell’Università di Exeter. Il team, guidato da Mara Fischer e Callum Roberts, ha valutato il ruolo dei pesci nella bioturbazione, il rimescolamento e la rielaborazione dei sedimenti, nei mari poco profondi del Regno Unito. Il merluzzo atlantico, rivelano gli esperti, uno dei più comuni alimenti disponibili nelle friggitorie, è in cima alla lista degli importanti “ingegneri dell’ecosistema”. In totale, gli scienziati hanno scoperto che 185 specie di pesci svolgono un ruolo nella bioturbazione e 120 di queste sono oggetto di pesca commerciale.

merluzzo atlantico
Credito
Alex Mustard

“I sedimenti oceanici – afferma Fischer – costituiscono la più grande riserva di carbonio organico al mondo, quindi ciò che accade sui fondali marini è importante per il nostro clima. La bioturbazione, aggiungono gli autori, è molto importante per il modo in cui i fondali marini assorbono e immagazzinano il carbonio organico, un processo fondamentale in ottica di cambiamento climatico. Ma la bioturbazione è importante anche per i fondali marini e gli ecosistemi oceanici in senso più ampio. “Abbiamo una buona comprensione – sostiene Roberts – del modo in cui gli invertebrati contribuiscono alla bioturbazione globale, ma il nostro lavoro è il primo a considerare i pesci. Abbiamo scoperto che le specie con i maggiori impatti sono tra le più vulnerabili alle minacce come la pesca commerciali”. Ad esempio, gli scienziati riportano il caso dell’anguilla europea, una in pericolo critico associata a un punteggio di bioturbazione di 100/125. Anche il merluzzo atlantico, considerato vulnerabile, svolge attività di bioturbazione con lo stesso valore. Sempre in pericolo critico, la razza comune raggiunge invece un punteggio di 50, mentre il sarago, a rischio minimo, contribuisce alla bioturbazione per 36/125. “I pesci – commenta Julie Hawkins, altra firma dell’articolo – scavano costantemente nei fondali marini. È difficile credere che un’attività così ovvia e importante sia stata ampiamente trascurata quando si tratta di comprendere l’immagazzinamento di carbonio negli oceani”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).