Valentina Di Paola

Abbiamo portato il pesce nei laghi di montagna nel VII secolo d.C.

(8 Aprile 2025)

Roma – Gli esseri umani hanno introdotto i pesci di lago già nel VII secolo d.C. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati del Centre de Recerca Ecològica i Aplicacions Forestals (CREAF). Il team, guidato da Jordi Catalan e Elena Fagin, ha analizzato il DNA estratto da un nucleo di sedimento di un lago pirenaico ad alta quota in Spagna. I risultati, spiegano gli esperti, suggeriscono che i pesci erano presenti nel lago Redon molto prima di quanto ipotizzato in precedenza sulla base di prove storiche. Questo lavoro, aggiungono gli scienziati, fornisce informazioni importanti sull’impatto dell’attività umana sugli ecosistemi lacustri. I laghi di alta montagna, precisano gli autori, erano storicamente privi di pesci a causa di barriere naturali, ma diversi documenti storici testimoniano l’immissione di pesci nei laghi di alta montagna europei durante il XIV e il XV secolo d.C. Questi testi descrivono in dettaglio principalmente i diritti di pesca e il commercio per laghi specifici, ma non era stato ancora individuato l’inizio delle attività di immissione. I ricercatori hanno esaminato un nucleo di sedimento lungo 30 cm, che copre 3.200 anni dal lago Redon nei Pirenei spagnoli, che attualmente ospita una popolazione di circa 60 mila trote fario. I reperti non mostrano DNA di pesce, ma sono stati identificati materiali genetici di parassiti e prede della specie risalenti al VII secolo d.C., con evidenze più coerenti a partire dal IX secolo, circa 500 anni prima che i registri storici iniziassero a documentare l’allevamento di pesci in questa zona. I risultati, commentano gli scienziati, confermano le prove emerse dagli scavi archeologici nelle vicinanze, grazie ai quali è stato ipotizzato che la regione venisse utilizzata come pascolo nel periodo tardo-romano e visigoto. Gli autori suggeriscono che la popolazione di pesci che viveva nel lago è rimasta costante nonostante i cambiamenti nella popolazione umana nell’area circostante, da cui gli autori deducono che i pesci erano ben consolidati ma potrebbero essere stati influenzati dalle tendenze climatiche. Questi risultati, concludono gli scienziati, dimostrano il potenziale del DNA antico per comprendere l’attività umana storica e documentare gli impatti, in precedenza poco chiari, degli insediamenti sugli ecosistemi di alta montagna. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).