Valentina Di Paola

Dieta mediterranea simile alla dieta per il pianeta

(4 Aprile 2025)

Roma – La dieta mediterranea e la dieta per il pianeta sono associate a benefici simili per l’organismo e la sostenibilità. A questa conclusione giunge uno studio, presentato durante il congresso scientifico della Società Europea di Cardiologia (ESC) Preventive Cardiology 2025, condotto dagli scienziati dell’Università Autonoma di Madrid, in Spagna. Il team, guidato da Mercedes Sotos Prieto, ha valutato differenze e similitudini tra la dieta planetaria e la mediterranea, il loro impatto sulla salute umana e sull’ambiente. Sono state valutate le informazioni relative a 11.488 partecipanti al trial sull’alimentazione e il rischio cardiovascolare in Spagna (ENRICA), un’indagine prospettica di coorte di individui reclutati tra giugno 2008 e ottobre 2010. Le abitudini alimentari, spiegano gli esperti, contribuiscono in modo significativo alla mortalità per malattia cardiovascolari: le stime attuali suggeriscono che in tutta Europa una morte prematura su cinque potrebbe essere prevenuta attraverso accorgimenti sulla dieta. Nel 2019, la Planetary Health Diet (PHD) è stata sviluppata per ottimizzare la qualità alimentare globale mantenendo gli impatti ambientali della produzione alimentare entro limiti planetari sostenibili. I ricercatori hanno considerato gli effetti delle diete sulla mortalità per tutte le cause e sull’impatto ambientale in una vasta popolazione spagnola rappresentativa. La dieta planetaria, spiegano gli esperti, prevede un apporto energetico di circa 2.500 kcal/giorno e si concentra principalmente su un elevato consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi, noci e oli insaturi. Allo stesso tempo, questo regime prevede un’assunzione moderata di latticini, verdure amidacee, pollame e pesce, e un apporto minimo di carne rossa e zuccheri. La dieta mediterranea è caratterizzata da un modello alimentare ricco di frutta e verdura di stagione, legumi, cereali integrali e noci, con l’olio d’oliva come principale grasso alimentare, un consumo maggiore di carni bianche o magre rispetto a quelle rosse o lavorate e un consumo moderato di latticini, pesce e uova. Nell’ambito dell’indagine, gli indici sono stati valutati per ogni partecipante in base al consumo di 15 gruppo alimentari. L’impatto ambientale di ciascuna dieta è stato valutato utilizzando il database SHARP-Indicators (SHARP-ID), che include dati sulle emissioni di gas serra e sull’uso del suolo. Le informazioni sulla mortalità derivano dal National Death Index of Spain. I partecipanti allo studio avevano un’età media di 47,5 anni. Nel complesso, si sono verificati 1.157 decessi per tutte le cause nell’arco del follow-up di 14,4 anni. I risultati indicano che i partecipanti che aderivano maggiormente alla dieta planetaria erano associati a un rischio di morte inferiore del 22 per cento rispetto a chi la seguiva di meno. Per quanto riguarda la dieta mediterranea, i partecipanti più attenti avevano una probabilità di morire più bassa del 21 per cento rispetto ai meno a chi la seguiva meno. In particolare, l’aderenza ad alcuni componenti come frutta, latticini e oli insaturi, è stata associata a una minore mortalità. In termini di impatto ambientale, entrambe le diete avevano impronte simili e basse. Il livello di emissioni di gas serra era di 4,15 e 4,36 metri quadri di CO₂ al giorno, rispettivamente per PHD e la dieta mediterranea. I prodotti lattiero-caseari e a base di carne erano i maggiori contributori all’impronta ambientale. “Una maggiore aderenza a entrambe le diete – conclude Sotos Prieto – è stata associata in modo simile a una minore mortalità per tutte le cause e a un impatto ambientale comparabilmente basso, evidenziando i sostanziali vantaggi per la salute e per il pianeta derivanti dall’adozione di una di queste diete a base vegetale”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).