Valentina Arcovio

Tumori: Cipomo, umanizzazione delle cure fa bene anche ai medici

(28 Marzo 2025)

Roma – L’umanizzazione delle cure fa tanto bene ai pazienti quanto ai medici. Se infatti da un lato può migliorare l’aderenza ai trattamenti, nonché alleviare il dolore fisico e psichico di chi è in cura, dall’altro lato aiuta i medici a proteggersi dal burnout, contrastando lo stress e la frustrazione. Senza contare i benefici per una relazione medico-paziente e per un più generale rapporto tra operatori sanitari e utenti che, negli ultimi anni, è diventato sempre più difficile e complesso, fino a generare in alcuni casi episodi di aggressione, balzati alla cronaca. Il Collegio dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO) torna dunque di nuovo a puntare i riflettori sull’umanizzazione delle cure, con la seconda edizione della scuola “Humanities in Oncology”, prima in Italia e una delle prime in Europa rivolta ai medici oncologi, tesa a creare una connessione tra l’oncologia, le scienze umane applicate in medicina e l’addestramento alla comunicazione. La scuola apre oggi i battenti a Piacenza, grazie anche al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. “Alla luce del gradimento rilevato e dei risultati emersi al termine della prima edizione pilota 2024 a cui hanno partecipato 21 oncologi rappresentativi delle diverse realtà regionali del Paese – afferma Luisa Fioretto, presidente CIPOMO, socio fondatore della scuola, direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro – siamo ancora più convinti di proseguire con la seconda edizione lungo la strada intrapresa. Nell’ambito dell’ampio tema dell’umanizzazione delle cure, tema ricorrente e sempre più attuale, la nostra scuola intende fornire un concreto contributo al passaggio da una concezione del malato come mero portatore di una patologia ad una concezione del malato come persona, con i suoi sentimenti, le sue conoscenze, le sue convinzioni rispetto al proprio stato di salute”. In questo contesto, imparare a umanizzare le cure è fondamentale non solo per il paziente, ma anche per il medico, che può così ridurre lo stress e il rischio di burnout. “Si tratta di un approccio all’oncologia, e alla medicina in generale, che può avere grandi vantaggi anche per il medico che impara ad adottarlo e a farlo proprio”, racconta Luigi Cavanna, past president CIPOMO e socio fondatore della scuola. “Umanizzare le cure, infatti, non è una dote innata ma è frutto di specifici percorsi formativi, tuttavia, in Italia, la formazione in questo ambito è ancora carente”, aggiunge. “Una lacuna a cui la nostra scuola vuole porre rimedio”, dice Alberto Scanni, presidente emerito CIPOMO e socio fondatore della scuola. “Il suo obiettivo è infatti quello di favorire l’apprendimento degli oncologi di quell’insieme di competenze comunicative, relazionali e umane necessarie nella professione. Sono competenze che restano spesso al di fuori dei normali percorsi formativi universitari e post-universitari”, aggiunge. La Scuola di CIPOMO integra due ambiti solitamente distinti nella formazione sanitaria: le Medical Humanities e la Comunicazione in Oncologia. Inoltre, presenta una formazione esperienziale in cui non ci si limita a trasferire competenze o tecniche, ma si vuole allenare la capacità degli oncologi a monitorare e gestire la relazione con pazienti, familiari e colleghi. “La comprensione dell’assetto motivazionale con cui oncologo e paziente affrontano le loro interazioni plasma la loro possibilità di collaborare e perseguire obiettivi comuni”, dichiara nella sua introduzione alle lezioni Fabio Monticelli, psichiatra e psicoterapeuta, presidente della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC). “Se il medico riesce a cogliere la motivazione di bisogno di protezione del paziente in tempo reale (tralasciando modalità a volte difensive) sarà in grado di rispondere in prima battuta alla ricerca di cura”, aggiunge. Con benefici anche per l’oncologo, una professione a elevato rischio burnout. “Burnout che spesso viene definito come una sorta di ‘compassion fatigue’, ovvero di affaticamento cronico da troppa compassione”, precisa Simone Cheli, psicologo psicoterapeuta, professore della St. John’s University e responsabile della progettazione didattica della scuola CIPOMO. In questo corso proponiamo una lettura alternativa: la compassione è per gli oncologi un antidoto al burnout nella misura in cui bilancia la presa di cura del paziente, con la presa di cura di se stessi e con un team in grado di supportarli”, aggiunge. “In un’ottica di formazione continua – conclude Fioretto – la Scuola è una vera e propria palestra per gli oncologi. Qui imparano e allenano competenze che vanno oltre quelle scientifiche, come la disponibilità all’ascolto, la capacità di comprendere il punto di vista soggettivo del paziente e di costruire insieme a lui un percorso nel rispetto dei suoi bisogni e della sua unicità, così come la capacità di creare insieme ai propri colleghi una rete costruttiva ed efficace di lavoro su cui il paziente possa contare”. (30Science.com)

Valentina Arcovio