Gianmarco Pondrano d'Altavilla

USA, in crescita costante la domanda di fertilizzanti

(4 Marzo 2025)

Roma – La quantità di fertilizzante a base di azoto necessaria per massimizzare la redditività della produzione di mais nel Midwest americano è aumentata di circa l’1,2 per cento all’anno negli ultimi tre decenni, portando con sé gravi preoccupazioni per gli effetti inquinanti dei fertilizzanti stessi. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Iowa State University, e pubblicato su Nature Communications. Gli autori hanno analizzato i dati di precedenti studi a lungo e breve termine condotti dall’Iowa State e dall’Università dell’Illinois per calcolare i tassi ottimali di azoto della Corn Belt degli USA, che i ricercatori avevano ritenuto statici nel tempo nonostante le fluttuazioni annuali. Gli autori dello studio hanno attribuito principalmente l’aumento della necessità di azoto dal 1991 al 2021 all’aumento delle perdite delle colture durante le primavere più umide e alle richieste di nutrienti per rese più elevate. L’analisi è in linea con i sondaggi condotti tra gli agricoltori dell’Iowa, i cui tassi di applicazione di fertilizzanti azotati sul mais sono anch’essi aumentati negli ultimi decenni. “Finché i rendimenti aumenteranno – hanno spiegato i ricercatori – a meno che non ci siano massicci incrementi nell’efficienza, non vediamo alcun segno di rallentamento”. L’analisi delineata nello studio si è concentrata su tre diversi tipi di tassi ottimali di azoto: economico, agronomico e ambientale. L’ottimo economico si basa sulla massimizzazione dei profitti degli agricoltori, l’ottimo agronomico è il punto in cui l’azoto aggiuntivo non ha alcun effetto sulla resa e l’ottimo ambientale incorpora il costo finanziario stimato delle emissioni di protossido di azoto e della lisciviazione di nitrati nelle falde acquifere. L’ottimo economico è sempre inferiore all’ottimo agronomico e superiore all’ottimo ambientale, ma i divari tra i tassi stanno cambiando. La differenza tra l’ottimo agronomico di massima resa e l’ottimo economico di massimo profitto si è ridotta del 79 per cento nei 30 anni studiati, mentre la differenza tra i tassi economici e ambientali è cresciuta del 34 per cento. Ridurre i tassi di fertilizzazione azotata – hanno ammonito gli autori – al livello ottimale dal punto di vista ambientale causerebbe un calo della resa di circa il 6 per cento, riducendo solo di poco la perdita di azoto. “Se si vogliono ridurre i tassi di fertilizzante azotato – concludono i ricercatori – al di sotto dell’ottimale richiesto e mantenere anche le rese, beh, non possiamo avere tutto: se si riduce l’azoto, si riduce la resa”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla