Roma – “In questo momento non si può abbassare la guardia, sussiste un rischio concreto di repliche che si potranno presentare anche a giorni se non a settimane di distanza” così Andrea Billi, geologo dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR, ha commentato per AGI quanto accaduto in Myanmar, dove un terremoto di magnitudo 7,7 ha colpito il nord-ovest del Paese, causando gravi danni e un numero ancora non definitivamente accertato di morti. “In questo momento – continua Billi – la prudenza deve essere massima e solo se c’è la certezza di avere a disposizione strutture perfettamente antisismiche si può pensare a un parziale rientro della popolazione negli edifici. La zona interessata è una zona a forte rischio sismico. Il Myanmar, è in prossimità di una faglia trascorrente destra che la divide dall’India che a sua volta spinge verso l’Asia generando forze che poi scatenano questi fenomeni sismici. Si tratta di un meccanismo definito estrusione laterale geologica , che avviene quando c’è una indentazione, cioè un blocco crostale, in questo caso l’India che tende ad andare verso nord, cioè a ‘indentare’, ossia ad entrare nel continente asiatico, portando a nord all’innalzamento della terra, quello stesso innalzamento che ha dato origine alla catena himalayana, e a ovest, e a est a spinte laterali che muovono le parti del blocco asiatico che vengono sollecitate, generando gli eventi sismici. Eventi quindi che non vanno considerati fenomeni isolati, ma che tenderanno a ripetersi”. Grande è stata anche la paura per un eventuale tsunami “in realtà – conclude Billi – questo genere di terremoto -ubicato a terra e non a mare- può portare al massimo a delle frane sottomarine, che seppur rilevanti, non generanno onde di marea disastrose come quelle che si collegano agli eventi sismici direttamente in mare. Rimane comunque il fatto che i danni a terra possono essere molto consistenti come purtroppo sta emergendo dalle notizie che ci stanno arrivando da quei luoghi”. (30Science.com)