Lucrezia Parpaglioni

Cedimento delle dighe di Derna, progettazione e gestione del rischio all’origine della tragedia

(28 Marzo 2025)

Roma – Gettata luce sulla devastante alluvione di Derna, in Libia, avvenuta nel settembre 2023, con evidenze su come il crollo di due dighe abbia amplificato la tragedia e su come il disastro sia stato principalmente causato da una scarsa progettazione delle infrastrutture e da una gestione del rischio inadeguata. Lo rivela uno studio guidato da Moshe Armon, dell’Istituto di Scienze della Terra presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, Yuval Shmilovitz, del Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences presso l’Università del Colorado Boulder e Elad Dente, della School of Environmental Sciences presso l’Università di Haifa, pubblicato su Science Advances. Utilizzando modelli idrologici avanzati e dati satellitari, i ricercatori dimostrano che, sebbene la tempesta Daniel abbia portato piogge estreme, il crollo delle dighe ha aumentato la distruzione di quasi venti volte, sottolineando l’urgente necessità di migliorare le strategie di mitigazione delle inondazioni. L’alluvione di Derna del 2023 è stata una delle più devastanti catastrofi naturali recenti, con stime delle vittime che variano tra 5.900 e 20.000 persone. Questo disastro è stato innescato dal crollo di due dighe a monte della città, a seguito delle forti piogge portate dalla tempesta Daniel. Tuttavia, la causa principale della tragedia non è stata solo l’evento meteorologico estremo, ma anche la progettazione e la gestione inadeguate delle infrastrutture. Il gruppo di ricerca ha utilizzato una combinazione di rianalisi atmosferica, dati satellitari e modelli idrologici per ricostruire la sequenza di eventi che hanno portato all’alluvione. Le simulazioni idrauliche hanno dimostrato che, in assenza delle dighe, l’impatto dell’inondazione sulla città sarebbe stato significativamente inferiore. Tuttavia, la presenza di queste dighe ha creato un falso senso di sicurezza, incoraggiando la costruzione e l’insediamento in aree vulnerabili. I dati raccolti mostrano che il crollo delle dighe ha amplificato la distruzione di quasi venti volte. Le simulazioni hanno evidenziato che, se le dighe fossero state progettate correttamente o se fossero state utilizzate diverse strategie di prevenzione delle inondazioni, la tragedia avrebbe potuto essere significativamente mitigata. Inoltre, l’analisi ha rivelato che tempeste come Daniel, sebbene rare, non sono senza precedenti nella regione, il che indica che l’inondazione era prevedibile. I risultati di questo studio sottolineano l’importanza di una gestione proattiva del rischio e di una comunicazione trasparente con il pubblico. L’eccessivo affidamento alle infrastrutture di protezione dalle inondazioni senza un’adeguata valutazione del rischio può portare a fallimenti catastrofici. Invece, soluzioni di prevenzione delle inondazioni basate sulla natura e solidi sistemi di allerta precoce sono essenziali per proteggere meglio le comunità da simili disastri. Lo studio dimostra che la devastante alluvione di Derna non è stata solo il risultato di condizioni meteorologiche estreme, ma anche di un fallimento nella gestione del rischio. La progettazione e la gestione inadeguate delle infrastrutture hanno avuto un ruolo cruciale nella devastazione. Queste scoperte evidenziano l’urgente necessità di migliorare le strategie di mitigazione delle inondazioni, soprattutto nelle regioni aride dove l’incertezza nell’analisi del rischio è elevata. (30Science.com)

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.