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Per la prima volta riuscita inseminazione di api con seme congelato

(10 Febbraio 2025)

Roma – I ricercatori dell’Università di Liegi, nell’ambito del progetto FreezeBEE, hanno raggiunto una promettente svolta nell’inseminazione delle api. Per la prima volta, un tentativo di utilizzo di seme congelato senza aggiunta di antibiotici ha portato alla produzione di covata femminile, con un tasso di vitalità equivalente ai metodi tradizionali. Questa scoperta apre la strada a nuove opportunità nella conservazione delle api e nell’agricoltura.

La conservazione delle api è essenziale per garantire l’impollinazione delle colture e il mantenimento della biodiversità. Con questo in mente, un team di ricercatori dell’Università di Liegi ha sviluppato un protocollo innovativo per la crioconservazione dello sperma dei fuchi, l’equivalente maschile delle api. Il loro studio presenta un metodo semplificato e privo di antibiotici, creando nuove possibilità per l’apicoltura e la conservazione delle api.

“Le api svolgono un ruolo cruciale nell’ecosistema e nell’agricoltura”, spiega Sophie Egyptien , ricercatrice di dottorato presso ULiège e autrice principale dell’articolo. “Purtroppo, le loro popolazioni sono in declino in molte regioni del mondo. La conservazione del loro materiale genetico, come lo sperma dei fuchi, è una strategia fondamentale per preservare la biodiversità e supportare i programmi di allevamento”. La crioconservazione è un’area di ricerca con pochissimi team scientifici che vi lavorano a livello globale. Non solo consente la conservazione di preziose linee genetiche, ma aiuta anche a superare le restrizioni relative al trasporto internazionale di animali vivi.

Dagli anni ’80 sono stati sviluppati diversi protocolli di congelamento, ma con risultati variabili. Questi protocolli erano spesso complessi, prevedevano più passaggi e l’uso di antibiotici per limitare la contaminazione microbica e non sempre producevano risultati riproducibili. Il team di ULiège ha affrontato questa sfida con un approccio più accessibile: una semplice diluizione dello sperma in un mezzo contenente crioprotettori. I crioprotettori sono sostanze utilizzate per proteggere cellule, tessuti o organismi dai danni causati dal congelamento e dallo scongelamento. Quando un organismo o una cellula è esposto a temperature molto basse, la formazione di cristalli di ghiaccio può danneggiare le strutture cellulari e portare alla loro distruzione. I crioprotettori, come il tuorlo d’uovo, aiutano ad attenuare questi effetti riducendo la formazione di ghiaccio e mantenendo l’integrità cellulare.

“Il nostro metodo ha dimostrato che, nonostante una perdita del 37% di vitalità degli spermatozoi durante il congelamento, cinque delle otto regine inseminate con questo seme congelato hanno prodotto una covata femminile”, afferma Stefan Deleuze , professore e ricercatore presso l’ULiège. “Questi risultati sono paragonabili a quelli ottenuti con il seme fresco nel nostro studio, il che è molto incoraggiante!”

Questo progresso offre diverse opportunità per l’apicoltura. Consente la conservazione di preziose linee genetiche, consentendo agli apicoltori di congelare lo sperma di ceppi resistenti alle malattie o adattati localmente. Aiuta inoltre ad attenuare i rischi per la salute evitando il trasporto di api vive, riducendo così la diffusione di patogeni. Inoltre, supporta i programmi di allevamento facilitando l’accesso a una maggiore diversità genetica, anche durante periodi di riproduzione ridotti, rafforzando così la sostenibilità delle colonie e preservando l’equilibrio ecologico.

Questo studio è il primo in Belgio a dimostrare che lo sperma congelato può essere utilizzato per produrre api femmine. Per garantire un’analisi approfondita dei loro campioni, il team ha beneficiato dell’accesso a strutture di microscopia avanzata, che hanno consentito un’analisi precisa della qualità dello sperma.

“Questi risultati sono promettenti, ma sappiamo che sono necessari miglioramenti. Ora ci concentreremo sull’ottimizzazione delle concentrazioni di crioprotettori e sulla riduzione delle perdite di vitalità”, spiega Stefan Deleuze. “Dobbiamo anche valutare l’impatto a lungo termine sulla sopravvivenza della regina e sulla produzione di covata femminile”.

Questo semplice protocollo privo di antibiotici segna un passo significativo verso la salvaguardia delle api e la sicurezza alimentare globale. Con sforzi continui, questa tecnologia potrebbe trasformare le pratiche apistiche e aiutare a proteggere un impollinatore vitale all’interno del nostro ecosistema.(30Science.com)

 

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