Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Microplastiche rendono gli altri inquinanti più pericolosi

(14 Febbraio 2025)

Roma – Le particelle di plastica in micro e nanoscala presenti nel suolo e nell’acqua possono aumentare significativamente la quantità di sostanze chimiche tossiche assorbite dalle piante e dalle cellule intestinali umane. È quanto emerge da due studi guidati dalla Rutgers University. Il primo studio pubblicato su NanoImpact ha scoperto che la lattuga esposta sia a particelle di plastica su scala nanometrica che a comuni inquinanti ambientali come l’arsenico ha assorbito sostanzialmente più sostanze tossiche rispetto alle piante esposte ai soli inquinanti, il che da solo conferma i rischi di policontaminazione della nostra catena alimentare. Uno studio correlato sulla rivista Microplastics ha mostrato effetti simili nel tessuto intestinale umano. La combinazione di entrambi gli studi suggerisce che le micro e nanoplastiche, sottoprodotto della frammentazione della plastica , potrebbero creare un pericoloso ciclo di contaminazione: facendo sì che le piante assorbano più sostanze chimiche tossiche che potremmo poi mangiare, rendendo al contempo più propensi i nostri corpi ad assorbire sia quelle tossine sia la plastica stessa, aumentando così i rischi di malattie, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili. “Abbiamo già immesso nell’ambiente circa 7 miliardi di tonnellate di plastica che continua a rompersi”, ha affermato Philip Demokritou, direttore del Nanoscience and Advanced Materials Center presso l’Environmental Occupational HealthSciences Institute della Rutgers University e autore principale di entrambi gli studi. “Inquinano tutto ciò che ci circonda: l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo”. Utilizzando un modello cellulare dell’intestino tenue umano, abbinato a un apparato gastrointestinale da laboratorio che simula il sistema digerente, i ricercatori hanno scoperto che particelle di plastica di dimensioni nanometriche hanno aumentato l’assorbimento di arsenico di quasi sei volte rispetto alla sola esposizione all’arsenico. Lo stesso effetto è stato osservato con il boscalid, un pesticida comunemente utilizzato. Inoltre, la relazione funzionava in entrambi i sensi: la presenza di questi inquinanti ambientali aumentava significativamente anche la quantità di plastica assorbita dal tessuto intestinale, con un assorbimento di plastica che raddoppiava all’incirca in presenza di tossine. “Sappiamo che i materiali su scala nanometrica possono aggirare le barriere biologiche”, ha affermato Demokritou, titolare della cattedra Henry Rutgers e professore di nanoscienza e bioingegneria ambientale presso la Rutgers School of Public Health e la Rutgers School of Engineering. “Più piccole sono le particelle, più possono aggirare le barriere biologiche nei nostri corpi che ci proteggono”. Per l’altro articolo, i ricercatori hanno esposto le piante di lattuga a due dimensioni di particelle di polistirene, 20 nanometri e 1.000 nanometri, insieme ad arsenico e boscalid. Hanno scoperto che le particelle più piccole avevano l’impatto maggiore, aumentando l’assorbimento di arsenico nei tessuti vegetali di quasi tre volte rispetto alle piante esposte al solo arsenico. Gli effetti si sono verificati sia nei sistemi idroponici che in condizioni di terreno più realistiche. Utilizzando tecniche avanzate di imaging e analisi, i ricercatori hanno dimostrato che le particelle di plastica stesse si accumulavano nei tessuti delle piante, con le particelle più piccole che avevano maggiori probabilità di spostarsi dalle radici ai germogli. La ricerca faceva parte di un progetto più ampio dedicato a esaminare c i problemi di sicurezza alimentare correlati a micro e nanoplastiche. Gli scienziati hanno affermato che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le implicazioni a lungo termine e per sviluppare potenziali soluzioni. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla