Roma – L’elettricità generata utilizzando il calore naturale del sottosuolo potrebbe diventare competitiva in termini di costi entro il 2027. È quanto emerge da uno studio guidato dalla Stanford University e pubblicato su Nature Reviews Clean Technology. Storicamente, l’accesso all’energia geotermica è stato limitato da specifici fattori. Poiché le centrali geotermiche convenzionali richiedono rocce calde e permeabili e molto fluido sotterraneo, l’uso della tecnologia è stato limitato principalmente a luoghi con un particolare tipo di vulcanismo, come Giappone, Nuova Zelanda, Filippine, Kenya, El Salvador, Islanda e Stati Uniti occidentali. Negli ultimi 50 anni, tuttavia, delle tecniche originariamente sviluppate per i giacimenti petroliferi e adattate per i “sistemi geotermici avanzati” (EGS) hanno iniziato a offrire la possibilità di attingere a profonde riserve di calore naturale in una fascia più ampia del pianeta. Le tecniche in questione includono la perforazione orizzontale e la fratturazione idraulica, o fracking, che comporta il pompaggio di fluidi ad alta pressione in pozzi perforati in profondità e attraverso formazioni rocciose a migliaia di metri sottoterra. Le forze di pressione aprono fratture esistenti nella roccia o ne creano di nuove, facilitando il flusso di petrolio o altri fluidi in superficie. Nei sistemi geotermici potenziati, il fluido è semplicemente acqua calda proveniente dai serbatoi sotterranei naturali. Altre tecniche adattate includono la perforazione di più pozzi da una singola piattaforma per aumentare l’efficienza e ridurre i costi. Anche le punte diamantate sintetiche, che possono efficacemente sbriciolare la roccia dura, si sono dimostrate fondamentali, rendendo possibile il completamento di un nuovo pozzo geotermico in poche settimane anziché in mesi. Gli autori del nuovo studio stimano che i tassi di perforazione più rapidi potrebbero rendere i sistemi geotermici potenziati competitivi con i prezzi medi dell’elettricità in gran parte degli Stati Uniti entro il 2027, a circa 80 dollari per megawattora. In California, che attualmente ricava circa il 5 per cento della sua elettricità dalla geotermia, gli autori stimano che la capacità geotermica potrebbe aumentare di dieci volte con gli EGS per raggiungere i 40 gigawatt entro il 2045 e sostituire i combustibili fossili per l’energia di base. In questo modo, gli EGS integrerebbero le energie rinnovabili di vento e sole, aggiungendo stabilità a una rete elettrica decarbonizzata. (30Science.com)