Valentina Di Paola

Per trovare vita aliena si possono far muovere i microbi

(7 Febbraio 2025)

Roma – Gli sforzi per la ricerca della vita extraterrestre potrebbero essere potenziati da un semplice test che favorisce il movimento degli eventuali microbi. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Astronomy and Space Sciences, condotto dagli scienziati dell’Università di Berlino. Il team, guidato da Max Riekeles, ha sviluppato un approccio per indurre motilità nei microrganismi e verificare così se effettivamente ci si trovi in presenza di forme esistenti. La ricerca della vita aliena, spiegano gli esperti, è una delle grandi imprese dell’umanità. Alcuni di questi sforzi si concentrano sull’analisi di microrganismi capaci di muoversi indipendentemente. Se il movimento è indotto da una sostanza chimica e un organismo si muove in risposta, spiegano gli esperti, si parla di chemiotassi. “Abbiamo testato tre tipi di microbi, due batteri e un tipo di archaea – afferma Riekeles – e abbiamo scoperto che si muovevano tutti verso una sostanza chimica chiamata L-serina. Questi spostamenti potrebbero rappresentare indicatori di vita, e potrebbero guidare le future missioni spaziali mirate alla ricerca di vita”. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno utilizzato specie caratterizzate dalla capacità di sopravvivere negli ambienti estremi. Il Bacillus subtilis, ad esempio, può sopportare temperature fino a 100°C. Pseudoalteromonas haloplanktis, isolato dalle acque antartiche, ha un’attitudine a crescere nelle temperature più fredde, mentre l’archeo Haloferax volcanii è stato rilevato in ambienti altamente salini. “I batteri e gli archea – sottolineano gli autori – sono tra le forme di vita più antiche sulla Terra, ma si muovono in modi diversi e hanno sviluppato sistemi di motilità indipendentemente l’uno dall’altro. Grazie a queste informazioni, possiamo rendere i metodi di rilevamento della vita più affidabili”. La L-serina, sostengono gli studiosi, è un amminoacido in grado di far muovere queste specie e si ritiene sia presente anche su Marte, per cui potrebbe essere utilizzato nella ricerca di vita. “Questo approccio è semplice, conveniente e non richiede computer potenti per l’analisi dei risultati – commenta Riekeles – ma affinché funzioni, potrebbe essere necessario effettuare piccoli aggiustamenti al processo, ad esempio la necessità di sviluppare e utilizzare attrezzature piccole e robuste che possano resistere alle dure condizioni dei viaggi spaziali e sistemi in grado di funzionare autonomamente senza intervento umano”. “La ricerca del movimento microbico indotto – conclude – potrebbe contribuire alla rilevazione di microbi che potrebbero esistere nello spazio. Il nostro approccio potrebbe quindi rendere la rilevazione della vita più economica e veloce, contribuendo a gestire in modo ottimale le risorse per le future missioni”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).