Valentina Di Paola

L’ISS è troppo sterile, sarebbe meglio un po’ di contaminazione

(27 Febbraio 2025)

Roma – Contaminare di poco la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con specie microbiche benefiche potrebbe favorire la salute degli astronauti, riducendo il rischio di disfunzioni immunitarie, eruzioni cutanee e condizioni infiammatorie. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Cell, condotto dagli scienziati dell’Università della California a San Diego. Il team, guidato da Rodolfo Salido, ha analizzato la diversità microbica della ISS, individuando una varietà notevolmente inferiore rispetto agli ambienti umani terrestri. Gli astronauti, spiegano gli esperti, soffrono spesso di problemi dermatologici durante i viaggi spaziali e i ricercatori ipotizzano un legame con le condizioni eccessivamente sterili della stazione orbitante. “Gli ambienti progettati per questo tipo di missioni – afferma Salido – potrebbero trarre vantaggio dalla promozione intenzionale di diverse comunità microbiche che imitano meglio le esposizioni microbiche naturali sperimentate sulla Terra”. Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha chiesto agli astronauti di raccogliere tamponi di 803 superfici diverse sulla ISS. Questi campioni sono stati poi analizzati in laboratorio. I ricercatori hanno identificato quali specie batteriche e sostanze chimiche erano presenti in ogni campione. Successivamente, gli autori hanno realizzato delle mappe tridimensionali per mostrare dove ogni specie è stata individuata all’interno della stazione e le sostanze chimiche con cui potrebbero interagire batteri e microrganismi individuati. Nel complesso, i dati indicano che la pelle umana rappresentava la principale fonte di microbi in tutta la ISS, associata a quantitativi elevati di prodotti per la pulizia e disinfettanti. Le aree di ristorazione e preparazione del cibo contenevano più microbi associati al cibo, mentre la toilette spaziale conteneva più microbi e metaboliti associati all’urina e alle feci. “Le comunità microbiche nella stazione – afferma Nina Zhao, altra firma dell’articolo – erano meno diversificate rispetto alla maggior parte dei campioni provenienti dalla Terra e più simili ai campioni provenienti da ambienti industrializzati e isolati, come ospedali e habitat chiusi. Le superfici della ISS erano prive di microbi ambientali liberi che di solito si trovano nel suolo e nell’acqua. Incorporare intenzionalmente questi microrganismi nella stazione orbitante potrebbe migliorare la salute degli astronauti senza sacrificare l’igiene”. “Se vogliamo davvero che la vita prosperi fuori dalla Terra – conclude Salido – non possiamo semplicemente prendere un piccolo ramo dell’albero della vita, lanciarlo nello spazio e sperare che funzioni. Dobbiamo iniziare a pensare a quali altri compagni utili dovremmo inviare con questi astronauti per aiutarli a sviluppare ecosistemi sostenibili e benefici per tutti”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).