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Le opere di artisti professionisti sono più creative di quelle generate con IA

(27 Febbraio 2025)

Roma – Tra opere d’arte creative prodotte da artisti professionisti assisti dall’Intelligenza Artificiale (IA) rispetto a quelle generate dai soli programmi di IA o da artisti alle prime armi, vince ancora il prodotto della facoltà umana di un professionista con esperienza. Lo suggerisce una ricerca della Duke University, Stati Uniti, pubblicata sulla rivista online Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts dall’American Psychological Association. La creatività è stata a lungo considerata un’abilità unicamente umana legata alle esperienze personali, alle emozioni e a comunicare un significato delle cose, oggi tuttavia messa in discussione dall’avvento dell’IA che può generare opere d’arte complesse ed esteticamente accattivanti. I ricercatori si sono dunque chiesti se la creatività umana detenga ancora un netto vantaggio o se l’IA stia cambiando radicalmente il modo di intendere l’espressione creativa. Almeno per ora, gli artisti professionisti hanno ancora il sopravvento, secondo i risultati dello studio: i ricercatori hanno selezionato 15 artisti professionisti con più di cinque anni di esperienza e 15 persone con poca o nessuna formazione artistica, invitati a scrivere tutti un prompt di massimo 15 parole ciascuno che sono stati inseriti nel programma AI DALL-E 3 per generare immagini artistiche. Le stesse istruzioni sono state inserite 15 volte anche nel programma AI ChatGPT. Un altro gruppo di 299 partecipanti online ha visualizzato tutte le 45 immagini artistiche generate, valutandole in base alla creatività: le opere d’arte create con i prompt dagli artisti professionisti sono state reputate migliori e più creative rispetto alle opere d’arte generate dall’IA, seguite all’ultimo posto dal lavoro degli artisti alle prime armi. Un’analisi aggiuntiva ha rilevato che gli artisti professionisti e il programma ChatGPT hanno utilizzato più parole nei loro prompt, suggerendo che ciò possa aiutare a generare opere d’arte più creative, e con una maggiore distanza semantica, cioè facendo l’uso di parole non correlate tra loro, ad esempio “Un pazzo intrappolato in una camicia di forza fatta di carta igienica” (prompt di un artista professionista), rispetto a ChatGPT, e di artisti alle prime armi che hanno creato prompt del tipo “Una rana che usa una foglia come ombrello”. La distanza semantica è stata considerata in studi precedenti come un elemento di creatività. I ricercatori ritengono che se l’IA genera innegabilmente immagini e altri output percepiti come creativi e se la creatività è legata all’esperienza umana, alle emozioni e all’intenzionalità, allora gli artisti professionisti e alle prime armi non avvezzi all’uso di generatori di immagini AI, potrebbero ottenere punteggi di creatività più alti se avessero maggiore esperienza con programmi di AI o l’opportunità di modificare i loro prompt per perfezionare le immagini digitali. Ciò significa che gli artisti professionisti potrebbero, in futuro, non essere più i detentori della migliore capacità creativa, man mano che i programmi AI avanzano a ritmo esponenziale, riducendo fino a potere annullare il divario tra IA e artisti professionisti.(30Science.com)

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