Roma – La ricerca della vita negli oceani nei corpi extraterrestri potrebbe rivelarsi più complessa di quanto ipotizzato finora. A suggerirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Communications Earth and Environment, condotto dagli scienziati dell’Università di Reading. Il team, guidato da Flynn Ames, ha analizzato i dati raccolti su Encelado, una delle lune di Saturno. Il satellite, spiegano gli esperti, espelle acqua oceanica nello spazio attraverso le crepe sulla superficie ghiacciata. I processi e i movimenti risultanti formano strati distinti che rallentano drasticamente il movimento del materiale dal fondale oceanico alla superficie. Gli autori ipotizzano che queste dinamiche potrebbero impedire alle ricerche di vita extraterrestre di raggiungere i luoghi in cui potrebbe essere rilevata. In effetti, osservano gli scienziati, le tracce chimiche della vita, i microbi e il materiale organico, firme rivelatrici oggetto delle numerose ricerche delle forme di vita al di fuori del nostro pianeta, potrebbero rompersi o trasformarsi nello spostamento violento. Tali firme biologiche, sostiene il team, diventerebbero irriconoscibili quando raggiungono le navicelle spaziali. “L’oceano di Encelado – afferma Ames – dovrebbe comportarsi come petrolio e acqua in un barattolo, con strati che resistono alla miscelazione verticale. Queste barriere naturali potrebbero intrappolare particelle e tracce chimiche di vita nelle profondità sottostanti per centinaia o centinaia di migliaia di anni. In precedenza, si pensava che queste sostanze potessero raggiungere in modo efficiente la superficie dell’oceano nel giro di diversi mesi. Ma ora abbiamo bisogno di approfondimenti più puntuali”. Le future ricerche spaziali, dichiarano gli studiosi, dovranno prestare estrema attenzione al momento del campionamento delle acque superficiali di Encelado. Il lavoro, commentano gli autori, ha importanti implicazioni per la ricerca della vita nel Sistema solare e oltre. “Dinamiche oceaniche simili a quelle che immaginiamo si siano sviluppate sulla luna di Saturno – concludono gli scienziati – potrebbero confinare le prove della vita e dei suoi elementi costitutivi alle acque più profonde, non rilevabili dalla superficie. Anche su mondi come Encelado, dove il materiale oceanico viene opportunamente espulso nello spazio, il lungo viaggio fino al punto di raccolta potrebbe occultare indizi cruciali”.(30Science.com)
Valentina Di Paola
Gli oceani di Encelado potrebbero nascondere i segni di vita
(7 Febbraio 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).