Roma – “Un raggiungimento dell’immunità di gregge nel 2020 era certamente possibile, però con 600.000/700.000 mila morti”. Così il premio Nobel e Accademico dei Lincei, Giorgio Parisi in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus sars-cov-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da sars-cov-2. Parisi durante l’audizione ha ripercorso in particolare le prime fasi della pandemia da sars-cov-2 presentando i dati relativi tanto a realtà locali significative come Nembro e il Bergamasco quanto a livello nazionale. Con particolare riguardo alla questione del possibile raggiungimento della immunità di gregge come mezzo per affrontare la pandemia, Parisi ha chiarito: “L’immunità di gregge è stata raggiunta nel Bergamasco. Nel Bergamasco non c’è dubbio che si è infettata la quasi totalità della popolazione. Questa immunità di gregge è costata nel Bergamasco circa l’1 per cento di morti”. Dal che se ne deduce – ha continuato Parisi – che nel caso di una diffusione incontrollata nel virus tra la popolazione nazionale per raggiungere l’immunità di gregge il prezzo sarebbe stato di circa 600.000/700.000 morti. Parisi si è anche soffermato sulla possibilità, all’epoca dell’avanzare della pandemia, di adottare misure restrittive non generalizzate, ma dirette solo alla popolazione anziana e fragile: “Era chiarissimo a tutti che la popolazione a rischio di morte era concentrata sopra i 60 anni e le persone più a rischio erano sopra i 70 anni. Il problema è se si possano fare delle divisioni orizzontali fra le persone di età scolare e le persone anziane. Dipende dalla struttura del Paese: in Italia moltissimi giovani fino ai 30 anni abitano con i genitori e a volte con i nonni. In Paesi come la Svezia all’età di 18 anni i giovani vanno fuori casa. In un paese del genere dove c’è una separazione nelle famiglie, dove nelle famiglie non ci sono giovani in età scolare e anziani, è una cosa. Una situazione invece – come c’è in Italia – dove capita molto spesso che vi siano persone anziane che vivono con persone più giovani, dove gli adulti con bambini in età scolastica vanno spesso a trovare gli anziani, esiste un contagio intergenerazionale molto più elevato”. Da ultimo il premio Nobel ha auspicato per la gestione di eventuali future pandemie una maggiore divulgazione di informazioni scientifiche accanto a quelle politiche. “Il problema grosso – ha dichiarato – è che gli scienziati spesso non hanno canali diretti col grande pubblico . Quello che è certamente vero e che sarebbe stata auspicabile una attività maggiore da parte del Governo di diffusione di informazioni scientifiche non solo tramite le varie conferenze stampa, ma anche cercando di intervistare tutta una serie di scienziati per cercare di raggiungere il pubblico, in maniera tale da avere informazioni precise”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla
COVID: premio Nobel Parisi, l’immunità di gregge ci sarebbe costata fino a 700.000 morti
(25 Febbraio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla