Valentina Arcovio

Scienza: antichi diari raccontano cambiamenti della Piccola era glaciale

(12 Febbraio 2025)

Roma – Antichissimi diari della Transilvania di 500 anni, testimonianze scritte risalenti quindi al XVI secolo, raccontano i cambiamenti subiti dalla regione durante la Piccola era glaciale sia naturalistici riguardanti ad esempio ghiacciai, sedimenti e pollini ma anche della comunità come le carestie, legate alle stesse variazioni climatiche. Questo documento rappresenta un prezioso archivio naturalistico, illustrato in un lavoro su Frontiers in Climate da ricercatori della University of Oradea in Romania, insieme ad altre fonti che costituiscono invece un archivio sociale come diari, appunti di viaggio, registri parrocchiali o monastici, resoconti e osservazioni di varia natura, sono viva testimonianza della storia dei climi transilvanici nei secoli passati. La seconda metà del secolo è stata caratterizzata on queste regioni da forti piogge e inondazioni, in particolare negli anni ’90 del Cinquecento, quando le aree occidentali del continente europeo hanno subito un calo delle temperature, pari a circa 0,5°C durante la “Piccola era glaciale”.In Transilvania, tuttavia, si sono osservati maggiori e più frequenti periodi di calore rispetto a quelli freddi, facendo ritenere che in questa parte d’Europa la Piccola era glaciale sia arrivata più tardi rispetto ad altre aree della terra, come confermerebbero anche alcuni scritti successivi che attestano più ondate di freddo e inverni rigidi. Le fonti, infatti, raccontano di una prima metà del secolo particolarmente calda e secca, specie l’estate del 1540, in cui pare che i fiumi si ridussero a semplici rivoli, che il bestiame morì nei campi mentre la gente si riuniva pregando per la pioggia. Tale contesto climatico si contrappone a quanto si sarebbe verificato nella seconda metà del secolo caratterizzata da forti piogge e inondazioni, in particolare negli anni ’90 del Cinquecento.Tali variazioni meteorologiche hanno provocato catastrofi, direttamente o indirettamente correlate al clima.Tra queste la peste nera, durata 30 anni e che ha devastato la terra, 23 anni di carestie e nove anni di invasioni di locuste.Per quanto drammatici, gli eventi meteorologici estremi accaduti e le calamità successive avrebbero determinato, secondo i ricercatori, cambiamenti importanti nei modelli di insediamento, ad esempio le città avrebbero adottato infrastrutture più resistenti alle inondazioni o migrato verso aree più favorevoli, e promosso innovazioni tecnologiche, come sistemi di irrigazione o strutture di stoccaggio più efficienti. Lo studio tuttavia presenta alcuni limiti, in primo luogo le persone alfabetizzate erano poche pertanto i resoconti sono spesso soggettivi o solo su scala locale.Inoltre, i registri sono frammentati, mancano informazioni riguardo ad esempio 15 anni del XVI secolo o perché davvero inesistenti o perché contenenti cronache troppo contraddittorie per essere inclusi negli stessi registri. Al di là di ciò, questi scritti rappresentano una preziosa fonte di informazione per capire come le persone vivevano in passato e per comprendere le moderne strategie di resilienza climatica, in particolare le conseguenze socioeconomiche degli eventi meteorologici estremi e il loro ruolo nel plasmare la storia umana. (30Science.com)

 

Valentina Arcovio