Roma – Le specie di pesci più piccole sono più nutrienti, contengono meno mercurio e sono meno soggette alla pesca eccessiva. È quanto scoperto da un team di ricerca guidato dalla Cornell University che ha pubblicato i propri risultati su One Earth. il primo autore Sebastian Heilpern ha dichiarato: “Il pesce può fornire una fonte nutriente di cibo a un costo ambientale inferiore rispetto ad altri alimenti di origine animale, ma può anche esporre potenzialmente i consumatori alla contaminazione da mercurio e lo sfruttamento eccessivo di oceani e fiumi danneggia la biodiversità”. I ricercatori hanno analizzato il valore nutrizionale, il contenuto di mercurio, il prezzo e l’abbondanza di 59 specie di pesci nel Rio delle Amazzoni. Hanno scoperto che le specie più piccole, più comuni e meno costose, sono anche più nutrienti e con meno mercurio.
In tutto il mondo, le specie di pesci più grandi tendono ad avere i livelli più alti di mercurio, perché l’elemento si accumula nei loro tessuti man mano che vivono più a lungo e mangiano altri organismi contaminati dal mercurio. Il problema è particolarmente acuto in Amazzonia a causa dell’espansione dell’estrazione dell’oro scarsamente regolamentata per la quale viene usato il mercurio per separare l’oro dai sedimenti fluviali. L’Amazzonia è una delle regioni con la maggiore biodiversità al mondo. Nel Rio delle Amazzoni vivono circa 2.500 specie di pesci e circa 100 specie diverse vengono vendute per il consumo. Aiutare le persone a ottenere la migliore nutrizione da risorse limitate – sostengono gli autori – è una priorità fondamentale, soprattutto perché la crescita della popolazione e il cambiamento climatico esercitano sempre più pressione sulle risorse naturali. Sebbene questa ricerca sia stata condotta in Amazzonia, molti risultati sono più ampiamente applicabili.
Ad esempio, sebbene gli esseri umani tendano ad apprezzare specie di pesci più grandi, per ragioni culturali e per una preparazione più facile, a livello globale, i pesci più grandi hanno livelli di mercurio più elevati e sono più vulnerabili alle pressioni umane. Le specie più grandi come il tonno e il salmone hanno maggiori probabilità di intraprendere lunghe rotte migratorie; specialmente per le specie di acqua dolce, queste rotte possono essere interrotte da dighe e altre interruzioni dell’habitat che mettono ulteriormente a repentaglio la riproduzione. I pesci più piccoli invece sono meno soggetti alla pesca eccessiva, in parte perché hanno cicli di riproduzione più rapidi, il che li rende anche più nutrienti, poiché micronutrienti come ferro e zinco alimentano il metabolismo e la crescita delle celle. I ricercatori sostengono che – sulla base dei loro dati – i messaggi sulla salute pubblica dovrebbero incorporare una visione più olistica degli impatti nutrizionali e ambientali derivanti dal consumo di diverse varietà di pesce.(30Science.com)