Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Da UE allarme inquinamento da condizionatori

(9 Gennaio 2025)

Roma – I sistemi di riscaldamento e raffreddamento sono una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in tutta Europa, un problema che va affrontato urgentemente. E’ quanto emerge da un nuovo studio del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea. Le emissioni dagli impianti di condizionamento includono il 73 per cento di particolato (PM2.5), 33 per cento di ossidi di azoto (NOx), 2 per cento di ammoniaca (NH3), il 18 per cento di composti organici volatili non metanici (COVNM), il 61 per cento di monossido di carbonio (CO) e il 49 per cento di anidride solforosa (SO2) – tutti fattori che comportano gravi rischi per la salute. A fronte di questi dati poco incoraggianti, lo studio sottolinea però che alcuni passi avanti sono stati fatti negli ultimi due decenni. Mentre l’Unione Europea a 27 ha ridotto il suo consumo energetico finale lordo complessivo (GFEC) nel 2022 (ultimi dati disponibili al momento dello studio) del 9,5 per cento rispetto al 2005, il consumo per riscaldamento e raffreddamento ha avuto prestazioni migliori, riducendosi del 16 per cento nello stesso periodo. Ciò è dovuto in parte al minor fabbisogno energetico per il riscaldamento degli edifici e in parte ad apparecchi di riscaldamento più efficienti. L’uso di pompe di calore, senza emissioni inquinanti dirette, è aumentato di sei volte dal 2005, rappresentando attualmente il 3,7 per cento del consumo energetico finale lordo. Mentre il settore del riscaldamento e del raffreddamento ha raggiunto una quota di energia rinnovabile del 25 per cento nel 2022, le pompe di calore rappresentano ancora una quota relativamente piccola, contribuendo solo al 15 per cento della domanda. Le emissioni inquinanti del riscaldamento sono dominate dal settore residenziale (85 per cento di PM2.5, 82 per cento di NMVOC, 79 per cento di ammoniaca e 76 per cento di CO) il che dimostra – secondo gli autori dello studio – la necessità di stabilire limiti di emissione inquinanti più severi per gli elettrodomestici venduti per l’uso in questo settore. Lo studio ha inoltre analizzato sia i Piani nazionali per l’energia e il clima (NECP) del 2019, sia le bozze dei NECP del 2023 che delineano come i paesi dell’UE intendono raggiungere i propri obiettivi energetici e climatici per il 2030. I risultati mostrano un aumento degli obiettivi per le energie rinnovabili. Ad esempio, la Svezia mira ad aumentare ulteriormente il suo contributo di energia rinnovabile nel riscaldamento e nel raffreddamento rispetto al contributo delineato nel suo NECP del 2019, raggiungendo una quota del 73 per cento entro il 2030, mentre la Danimarca, che mira a una quota del 77 per cento, mostra il maggiore aumento in punti percentuali (17 pp) confrontando le sue due proposte di NECP. Tuttavia, 12 Stati membri non sono ancora in grado di soddisfare i nuovi requisiti dell’UE e molti paesi prevedono ancora quote di energie rinnovabili al 2030 al di sotto dei livelli previsti. La Commissione ha emesso raccomandazioni sulle bozze dei NECP, tra cui, ove pertinente, sulla necessità di aumentare l’ambizione per le energie rinnovabili. Gli Stati membri stanno ora finalizzando i loro NECP, tenendo conto delle raccomandazioni della Commissione. L’uso delle pompe di calore è destinato ad aumentare del 22 per cento entro il 2030, in base alle bozze NECP del 2023, mentre le proiezioni del riscaldamento a biomassa sono aumentate solo leggermente, con alcuni paesi che hanno ridotto gli obiettivi a causa di preoccupazioni sulla qualità dell’aria. Questi risultati evidenziano la sfida complessa e multiforme per gli sforzi dell’UE per bilanciare le esigenze energetiche con gli obiettivi di qualità dell’aria e decarbonizzazione. (30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla