Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Da Trump a Putin è corsa alle opportunità di un Artico sempre più minacciato dal clima

(9 Gennaio 2025)

Roma – L’Artico e le zone adiacenti, con le loro risorse e le loro possibilità per la navigazione commerciale, fanno sempre più gola alle grandi superpotenze, anche in ragione dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo quell’ecosistema, ma allo stesso tempo ampliando le opportunità di sfruttamento. Come notato di recente da Klaus Dodds, professore di geopolitica presso la Royal Holloway, Università di Londra dietro le recenti esternazioni del neo-eletto Presidente Trump sulla Groenlandia  non ci sarebbero tanto questioni di sicurezza nazionale, quanto l’interesse per le enormi risorse non sfruttate nascoste nelle regioni artiche. “Trump, credo – ha dichiarato Dodds alla CNN – capisce istintivamente che l’Artico si sta sciogliendo e che vi sono notevoli opportunità collegate”. Secondo le stime dello US Geological Survey  nell’Artico c’è almeno il 70 per cento delle riserve petrolifere e di gas ancora non ancora scoperte sul pianeta. Al momento, tra i paesi che si affacciano sull’Artico  vi sono oltre agli Stati Uniti e alla Russia proprio Canada e Danimarca (con la Groenlandia) menzionati da Trump nelle sue recenti esternazioni.  Evidentemente una eventuale espansione USA nel Canada e nella danese Groenlandia favorirebbe questa superpotenza nel suo scontro con la Russia. Uno scontro che passa anche per la questione della navigabilità delle regioni artiche, che il riscaldamento globale sta rendendo sempre più agevole. Un recentissimo studio pubblicato su Nature Climate Change, guidato dall’Alfred Wegener Institute, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (AWI), ha dimostrato che nell’Artico i ghiacci pluriennali si stanno sciogliendo sempre di più riducendo drasticamente la frequenza e le dimensioni delle creste di pressione. Queste creste si creano quando i banchi di ghiaccio premono l’uno contro l’altro e si ammucchiano, e sono una caratteristica del ghiaccio marino artico, un ostacolo per la navigazione, ma anche una componente essenziale dell’ecosistema. Gli studiosi hanno scoperto che per la prima volta la frequenza delle creste di pressione a nord della Groenlandia e nello stretto di Fram sta diminuendo del 12,2 per cento e la loro altezza del 5 per cento, per decennio. I dati del Lincoln Sea, un’area in cui è noto che si accumula ghiaccio particolarmente vecchio, dipingono un quadro simile: qui, la frequenza sta diminuendo del 14,9 per cento e l’altezza del 10,4 per cento per decennio. Tutto questo se rappresenta un disastro per l’ambiente, è invece un segnale delle crescenti potenzialità commerciali dell’Artico che l’Impero ex sovietico, il suo concorrente dall’altro lato dell’Atlantico, e anche attori relativamente minori vogliono sfruttare. La Norvegia ad esempio ha appena concluso la fase iniziale dell’iniziativa NuProShip, che mira a utilizzare piccoli reattori nucleari modulari per alimentare navi da spedizione commerciale che potrebbero in futuro percorrere anche le rotte artiche che il climate change andrebbe via via liberando. Lo scopo principale di NuProShip I è stato quello di adattare un SMR di IV generazione alle esigenze della navigazione internazionale. Il punto di partenza tecnico era un progetto già approvato a 25-55 MW. È stata studiata la tecnologia nucleare in sé, ma anche questioni normative, questioni di sicurezza, implicazioni di progettazione navale, manutenzione, gestione di materiale radioattivo residuo e requisiti dell’equipaggio. Tre promettenti progetti SMR sono stati selezionati per una valutazione più approfondita nella seconda fase del progetto, NuProShip II, che si svolgerà nei prossimi due anni. Sempre in tema di navigazione commerciale  in una zona adiacente all’Artico, quella del Baltico, la Russia ha recentemente iniziato a ulteriormente rafforzare la propria flotta di rompighiaccio posando la chiglia di una nuova nave di servizio per i rompighiaccio a energia nucleare. Una volta completata, la “Vladimir Vorobyov”, faciliterà il rifornimento dei reattori nucleari della flotta di rompighiaccio russa caricando e scaricando combustibile nucleare fino a quando non potrà essere trasportato per il riprocessamento. Una volta completata, sarà lunga 158,8 metri, larga 26 metri, avrà una velocità di 12 nodi, un pescaggio (la sua profondità sotto la linea di galleggiamento) di 7,5 metri e un dislocamento di 22.718 tonnellate. Si prevede che entrerà in servizio nel 2029. Si inserisce nell’ambito dell’ambizioso Progetto russo 22220 che vede in opera la realizzazione di una nuova flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare, così da sfruttare la rotta del Mare del Nord, per il trasporto di merci dall’Europa all’Asia al largo della costa settentrionale della Russia. Le prime tre imbarcazioni della nuova flotta da 173 metri, in grado di rompere il ghiaccio spesso fino a 3 metri, sono già operative, mentre altre tre sono in costruzione. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla