Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Col climate change sempre più disastri ambientali sull’Himalaya

(31 Gennaio 2025)

Roma – A causa del riscaldamento globale la regione dell’Himalaya vedrà aumentare il numero dei disastri naturali. È quanto prevedono gli autori di uno studio guidato dall’Università di Zurigo (UZH) e pubblicato su Science, centrato sulle cause e le modalità di svolgimento della devastante alluvione dell’ottobre 2023 che ha colpito la regione himalayana. “Questo evento rappresenta un duro promemoria della vulnerabilità delle regioni di alta montagna agli effetti del cambiamento climatico”, afferma Christian Huggel, coautore dello studio e capo del gruppo di ricerca Ambiente e clima presso l’UZH.

 

“Lo scioglimento del permafrost e l’instabilità delle strutture rocciose, di ghiaccio e moreniche pongono rischi importanti”. Il 3 ottobre 2023, circa 14,7 milioni di metri cubi di materiale morenico ghiacciato sono crollati nel lago South Lhonak, innescando un’onda d’impatto simile a uno tsunami alta fino a 20 metri. La inondazione del lago ha rotto la morena e rilasciato circa 50 milioni di metri cubi d’acqua, sufficienti a riempire 20.000 piscine olimpioniche. L’inondazione ha causato danni ingenti per tutta la valle prospiciente, lunga 385 chilometri, spazzando via circa 270 milioni di metri cubi di sedimenti e inondando infrastrutture come le centrali idroelettriche sul fiume Teesta. Almeno 55 persone sono state uccise e altre 70 sono state dichiarate disperse. Utilizzando metodi scientifici all’avanguardia, i ricercatori hanno analizzato in dettaglio le dinamiche e gli effetti del disastro. Immagini satellitari ad alta risoluzione, modelli di elevazione digitale e simulazioni numeriche hanno fornito una ricostruzione dettagliata dell’evento. I dati sismici hanno aiutato i ricercatori a determinare l’ora esatta del crollo della morena, mentre le analisi geomorfologiche hanno quantificato il volume di acqua e sedimenti rilasciati. La combinazione di tecnologia satellitare e modelli fisici ha fornito un quadro completo del disastro e delle sue conseguenze di vasta portata. L’alluvione non solo ha distrutto infrastrutture, tra cui cinque centrali idroelettriche, ma ha anche causato massicce erosioni e sedimentazioni, con gravi conseguenze per gli agricoltori e le aziende locali. Lo studio mostra anche che l’instabilità delle morene era stata evidente anni prima dell’evento, con spostamenti fino a 15 metri all’anno. Ciò sottolinea la necessità di un monitoraggio coordinato delle aree critiche di alta montagna e di ulteriori misure preventive che avrebbero potuto mitigare i danni. I ricercatori sottolineano che simili disastri diventeranno più comuni in futuro, poiché le temperature in aumento aumentano il rischio di esondazioni nei laghi glaciali. “Il caso del South Lhonak Lake è un promemoria per prendere più seriamente i rischi climatici nelle regioni montuose di tutto il mondo” affermano i ricercatori “Abbiamo bisogno di una migliore modellazione e valutazione del rischio, nonché di solide strategie di adattamento, per ridurre al minimo i disastri futuri”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla