Roma – Son ben 14 le categorie chiave di impatto dell’energia eolica, e la sfida principale sembra essere la scarsa accettazione da parte dell’opinione pubblica di queste strutture. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Joule. Il team, impegnato nel progetto Wind In My Backyard (WIMBY), comprende 24 coautori di varie istituzioni, guidati da Russell McKenna, del Politecnico Federale di Zurigo. Gli scienziati hanno eseguito un’analisi olistica dell’energia eolica, creando un inventario dei suoi diversi impatti e individuando possibili soluzioni per le limitazioni e le criticità emerse. Nell’ambito dell’indagine, gli studiosi hanno incluso oltre 400 lavori precedenti per definire le strategie prioritarie che potrebbero migliorare l’approccio e la gestione delle turbine eoliche. Nell’ambito dell’ambiente e del clima, ad esempio, vengono considerati gli effetti dei parchi eolici sul clima locale o lo scenario di fine vita delle pale del rotore che non possono essere riciclate. Nei sistemi socio-economici, gli scienziati hanno valutato, tra gli altri, i costi e i benefici locali relativi alle turbine. Per quanto riguarda la sfera politico-legale, gli scienziati si sono interrogati sugli effetti dell’interruzione della catena di fornitura a causa di motivi geopolitici. “Alcuni risultati ci hanno sorpreso – riporta McKenna – ad esempio, non è stato possibile dimostrare alcuna correlazione tra l’infrasuono, il rumore a bassa frequenza spesso considerato un problema a causa della vibrazione, e le turbine eoliche”. Secondo gli scienziati, entro il 2030 dovranno essere sostituite quasi 60mila installazioni, le cui pale del rotore non potranno essere riciclate, a causa del legante al loro interno. Le plastiche termoindurenti come l’epossidico o il poliestere non possono fondersi, rendendo quasi impossibile il recupero della fibra di vetro. Di conseguenza, la maggior parte delle pale viene attualmente frantumata e smaltita in discariche o depositi temporanei non ufficiali. “Tecnologie come la pirolisi, il trattamento termochimico in assenza di ossigeno – aggiunge McKenna – potrebbero migliorare il riciclaggio delle fibre. Tuttavia, la qualità risultante del materiale recuperato e il prezzo di mercato molto basso della controparte tradizionale la rendono un’opzione economicamente poco vantaggiosa. Si sta adottando una combinazione di approcci per ricircolare quanto più materiale possibile”. “Le statistiche – conclude McKenna – indicano che le persone potrebbero essere più disposte ad accettare le turbine eoliche se la comunità ne trae vantaggio, ad esempio attraverso partecipazione finanziaria al progetto o in caso di creazione di posti di lavoro. In generale, c’è ancora molto da fare per educare la popolazione su pro e contro dell’energia eolica. I risultati del progetto WIMBY ci aiuteranno ad affrontare molte delle sfide correlate a queste attività”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Turbine eoliche, la sfida più grande è la scarsa accettazione pubblica
(13 Gennaio 2025)
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Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).