Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Studio, per la pace in Medio Oriente bisogna partire dai problemi di ogni giorno

(23 Gennaio 2025)

Roma – Per costruire la pace tra Israeliani e Palestinesi bisogna partire da “cambiamenti pratici che potrebbero migliorare la vita quotidiana di entrambe le parti”. Così Elisa Cavatorta, professoressa di Economia presso il King’s College London e prima autrice di uno studio pubblicato su PNAS Nexus che ha esaminato quali erano le soluzioni per arrivare alla pace preferite dai cittadini comuni israeliani e palestinesi prima dei massacri del 7 ottobre. Tra marzo e maggio 2022, la prof.ssa Cavatorta e i suoi colleghi hanno chiesto a un campione di 1.197 palestinesi e 679 israeliani di classificare ipotetici accordi di pace. Ogni accordo era composto da otto componenti, variate in modo controllato. Questa metodologia ha consentito di calcolare la forza della preferenza per ogni componente e l’accettabilità complessiva di 256 potenziali accordi rispetto allo status quo dell’epoca. Lo studio ha identificato 55 accordi come preferibili allo status quo per entrambe le parti, offrendo la base per i futuri negoziati. Come previsto, palestinesi e israeliani hanno dimostrato priorità divergenti. Lo status quo è stato classificato all’ultimo posto tra le opzioni per il 17 per cento degli israeliani e il 41 per cento dei palestinesi. Gli israeliani hanno dato priorità al riconoscimento di Israele come stato-nazione per il popolo ebraico, mentre i palestinesi hanno sottolineato l’importanza di fermare le espansioni degli insediamenti. Gli accordi supportati da entrambe le parti non includevano necessariamente le massime priorità per entrambe le parti stesse, ma evidenziavano comunque aree di potenziale accordo . “L’analisi – spiega la prof.ssa Cavatorta – ha identificato una serie di accordi come reciprocamente preferibili allo status quo. La maggior parte di questi accordi includono miglioramenti pratici alla vita quotidiana, tra cui: libertà di movimento di persone, veicoli e merci tra Cisgiordania, Gaza e Israele sia per i palestinesi che per gli israeliani; il riconoscimento di Israele come Stato-nazione del popolo ebraico; diritto illimitato di accesso ai luoghi santi e libertà di culto per chiunque; amnistia reciproca e rilascio per un numero concordato di attuali prigionieri nelle carceri israeliane e palestinesi. Gli aspetti su cui è più difficile trovare un accordo reciproco includono gli insediamenti israeliani e gli accordi su Gerusalemme”. Chiaramente è ipotizzabile che gli eventi del 7 ottobre e la reazione israeliana possano avere influenzato le opinioni analizzate attraverso lo studio. “Stiamo attualmente pianificando una ricerca di follow-up post-7 ottobre – conclude la Cavatorta – per raccogliere nuovi dati per valutare l’entità dei cambiamenti nei punti di forza delle preferenze e nella disponibilità generale al compromesso a partire dal 2022. Stiamo cercando sostenitori per questa nuova ricerca”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla