Francesca Morelli

Nelle profondità della terra ci sono due isole nascoste antichissime

(23 Gennaio 2025)

Roma  – Due enormi “isole”, grandi quanto un continente, sarebbero nascoste nelle profondità del mantello terrestre, caratterizzate da temperature più calde rispetto alle antiche placche tettoniche circostanti, fredde e sommerse, e probabilmente ancora più vecchie di queste ultime, databili almeno a mezzo miliardo di anni fa o forse i più. Sono alcune recenti scoperte di ricercatori dell’Università di Utrecht, Paesi Bassi, illustrate in un lavoro pubblicato su Nature, che mettono in discussione l’attuale idea che il mantello terrestre sia ben miscelato e in rapido scorrimento. Alla fine del secolo scorso, lo studio delle oscillazioni nel corso di terremoti ha evidenziato la presenza di due “supercontinenti”, uno sotto l’Africa e l’altro sotto l’Oceano Pacifico, entrambi nascosti a più di duemila chilometri sotto la superficie terrestre. “Queste due grandi isole sono circondate da placche tettoniche trasportate da un processo di “subduzione”, in cui una placca tettonica scivola sotto un’altra, venendo poi trascinata dalla superficie terrestre fino a una profondità di quasi tremila chilometri”. È noto da anni che queste isole si trovano al confine tra il nucleo e il mantello terrestre, che rappresenta anche il punto in cui le onde sismiche rallentano. Per questo motivo queste regioni sono state chiamate “Large Low Seismic Velocity Provinces” o LLSVP, le cui calde temperature rallenterebbero il movimento delle masse telluriche. Ulteriori ricerche hanno evidenziato uno “smorzamento” delle onde sismiche, ovvero la quantità di energia che le onde perdono quando viaggiano attraverso la Terra; un fenomeno che sarebbe piuttosto contenuto nelle LLSVP ma molto importante nelle aree fredde. Inoltre i ricercatori hanno studiato la granulometria degli LLSVP, ritenendo che la temperatura da sola non potesse spiegare l’assenza di un elevato smorzamento in queste stesse regioni. “La granulometria è un aspetto molto importante” spiega Laura Cobden, specializzata nello studio dei minerali che si trovano nelle profondità della Terra. “Le placche tettoniche in subduzione che finiscono nella fossa insieme a tutte le altre lastre, sono composte da piccoli grani in quanto i loro composti si ricristallizzano durante il loro viaggio verso le profondità della Terra. Grani di piccole dimensioni significano un numero maggiore di grani e quindi anche a un numero maggiore di confini tra i grani. A causa del gran numero di confini dei grani tra i grani nella fossa delle varie lastre, è ipotizzabile che lo smorzamento sia maggiore in quando le onde perdono energia a ogni confine che attraversano. Questo fa pensare che gli LLSVP, che mostrano uno smorzamento sensibilmente inferiore, siano costituiti da grani di più grandi dimensioni”. E poiché i grani minerali impiegano del tempo a formarsi, ciò fa ipotizzare anche che gli LLSVP siano molto più vecchi delle placche circostanti ma anche più rigidi, essendo costituiti da blocchi molto più grandi. Questo insieme di fattori contrasta con l’idea convenzionale sul flusso del mantello terrestre e sula sua miscelazione omogenea. La conoscenza del mantello terrestre è essenziale per comprendere l’evoluzione del pianeta e di altri fenomeni sulla superficie terrestre, come il vulcanismo e la formazione delle montagne. Il mantello terrestre è il “motore” che aziona tutti questi fenomeni. Ad esempio i pennacchi del mantello, che sono grandi bolle di materiale caldo che salgono dalle profondità della Terra, una volta che raggiungono la superficie, causerebbero il vulcanismo, come accade sotto le Hawaii. Si pensa che i pennacchi del mantello abbiano origine ai bordi degli LLSVP. Tali informazioni potrebbero aiutare anche a capire le oscillazioni causate da terremoti che si verificano a grandi profondità, come quello in Bolivia del 1994, a 650 km di profondità.(30Science.com)

Francesca Morelli