Roma – L’Homo erectus è stato in grado di adattarsi e sopravvivere in ambienti desertici almeno 1,2 milioni di anni fa. A suggerirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment, condotto dagli scienziati dell’Università di Manitoba, dell’Università di Calgary, in Canada, del Max Planck Institute of Geoanthropology e del Catalan Institute of Human Palaeoecology and Social Evolution (IPHES). Il team, guidato da Julio Mercader e Paul Durkin, ha raccolto dati archeologici, geologici e paleoclimatici per la località Engaji Nanyori nella gola di Oldupai, in Tanzania, un sito archeologico frequentato dagli ominidi primitivi. I risultati, spiegano gli esperti, evidenziano che i primi esseri umani svilupparono una serie di adattamenti comportamentali per sopravvivere nei difficili ambienti desertici. Tra questi, il ritorno a fiumi e stagni per l’approvvigionamento di acqua dolce, e la realizzazione di strumenti specializzati. Questa capacità di adattamento, sostengono gli autori, potrebbe aver favorito l’espansione dell’areale geografico dell’Homo erectus. Stando a quanto emerge dall’indagine, in effetti, tra 1,2 e un milione di anni fa, la zona analizzata era caratterizzata da condizioni semidesertiche, che persistevano con una flora caratteristica evidente. Gli esemplari di ominidi, secondo l’articolo, si adattarono alle condizioni ambientali tornando ripetutamente a vivere in luoghi con disponibilità di acqua dolce e sviluppando utensili di pietra specializzati, probabilmente impiegati nella macelleria. Nel complesso, commentano gli studiosi, questi risultati dimostrano che l’Homo erectus era associato a una capacità di adattamento notevole, più elevata di quanto si ipotizzasse in precedenza. I dati, concludono gli scienziati, contraddicono le ipotesi precedenti secondo cui solo l’Homo sapiens poteva adattarsi agli ecosistemi estremi. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Gli Herectus si erano adattati al deserto 1,2 milioni di anni fa
(16 Gennaio 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).