Valentina Di Paola

Tumori: cancro al seno, per la prevenzione bisogna guardare agli anni precedenti

(6 Dicembre 2024)

Roma – Valutare i risultati delle mammografie nei tre anni precedenti all’analisi sembra migliorare significativamente la capacità di previsione del rischio di cancro al seno. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology Clinical Cancer Informatics, condotto dagli scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis. Il team, guidato da Graham A. Colditz e Shu Jiang, ha descritto un metodo innovativo di analisi delle mammografie che potrebbe migliorare la capacità di previsione del rischio di sviluppare cancro al seno nei cinque anni successivi all’analisi. L’algoritmo è stato addestrato sulla base dei dati delle mammografie di 10mila donne sottoposte a screening per il cancro al seno. Al 2020, 478 partecipanti avevano ricevuto una diagnosi di cancro al seno. Il test è stato effettuato su 18 mila donne sottoposte a mammografia presso l’Emory University tra il 2013 e il 2020. Nel periodo di follow-up, 332 individui avevano ricevuto la diagnosi. Secondo il nuovo modello di previsione, le donne nel gruppo ad alto rischio avevano 21 volte più probabilità di risultare positive nei cinque anni successivi rispetto alle pazienti a basso rischio. Nel primo insieme, 53 donne su 1000 hanno effettivamente sviluppato un cancro al seno nei cinque anni successivi, contro 2,6 tra la coorte a basso rischio. I metodi tradizionali, basati su questionari, indicavano solo 23 casi su 1000 come pazienti potenzialmente a rischio. Questi risultati, commentano gli esperti, evidenziano che il nuovo approccio era 2,3 volte più preciso nel segnalare i casi a rischio. “La diagnosi precoce – osserva Colditz – è fondamentale per aumentare le possibilità di successo dei trattamenti. Questi risultati potrebbero al contempo contribuire alla ricerca sulla prevenzione, individuando approcci mirati per la prevenzione del cancro al seno”. Le mammografie precedenti, sostengono gli scienziati, contengono una grande quantità di informazioni sui primi segni di sviluppo del cancro al seno che non possono essere percepiti dall’occhio umano. Queste informazioni includono sottili cambiamenti nel tempo nella densità del seno, che è una misura delle quantità relative di tessuto fibroso rispetto a quello adiposo nei seni. “Questo sistema – aggiunge Debbie Bennett, altra firma dell’articolo – riesce a rilevare sottili cambiamenti nel tempo in immagini mammografiche ripetute che non sono visibili a occhio nudo. Ad oggi non esiste un test per verificare la propensione a sviluppare il cancro al seno, e la possibilità di riconoscere con più precisione le donne a rischio dalla mammografia rappresenta un valido aiuto”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).