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Studio, oscillazione Corrente del Golfo è naturale

(17 Dicembre 2024)

Roma – Uno studio pubblicato sulla rivista Npj Climate and Atmospheric Science e realizzato da ricercatori dell’Università di Barcellona (Spagna) rivela che lo spostamento della NAO potrebbe essere una conseguenza della variabilità naturale del sistema atmosferico e non degli effetti antropogenici che alterano la climatologia globale. La nuova ricerca è guidata dagli esperti María Santolaria-Otín e Javier García-Serrano, della Facoltà di Fisica e del Gruppo di Meteorologia dell’Università di Barcellona. Perché la NAO si muove longitudinalmente? L’Oscillazione Nord Atlantica fu identificata per la prima volta all’inizio del XX secolo, anche se le sue conseguenze erano note agli abitanti del nord Europa ben prima di allora. La NAO è uno dei fenomeni di variabilità climatica più studiato dalla comunità scientifica. Tuttavia, molti aspetti legati alle dinamiche e ai processi che ne controllano la variabilità temporale e spaziale sono ancora sconosciuti, e continuano a essere dibattute anche le evidenze sui suoi andamenti nel passato e quelli attesi per il futuro. Javier García-Serrano, professore presso il Dipartimento di Fisica Applicata dell’UB, precisa che “l’atmosfera è un sistema fluido e mostra un comportamento molto caotico e imprevedibile. Lo studio rivela che possiamo escludere alcuni fattori che spiegano questa caratteristica della NAO, in particolare il forzante radiativo antropogenico – cioè l’impatto dei gas serra – o l’accoppiamento con l’oceano. I fattori che potrebbero aiutare a comprendere questi spostamenti della NAO sono, ad esempio, l’interazione dei venti con l’orografia o il contrasto terra-mare. Tuttavia, sarebbero necessarie ulteriori ricerche per confermare queste ipotesi.”​​​​​​​Su scala globale, gli effetti di questo spostamento della NAO sarebbero probabilmente piccoli, anche se potrebbero influenzare la variabilità del ghiaccio marino artico e, di conseguenza, in altre aree remote del pianeta. Secondo le conclusioni, questo processo non modificherebbe le tendenze del riscaldamento globale di origine antropica. Gli effetti su scala regionale sarebbero più importanti, poiché la NAO spiega circa la metà della variabilità climatica nell’area del continente europeo e del Mediterraneo. “Tuttavia, il suo impatto sulle previsioni e proiezioni future sarebbe soprattutto la modulazione delle tendenze del cambiamento climatico in determinati periodi”, afferma García-Serrano.
In questo contesto, il team dell’UB ha effettuato e analizzato simulazioni su un periodo di 500 anni con un modello climatico globale. María Santolaria-Otín, ricercatrice post-dottorato e prima autrice dello studio, spiega che “applicando questa metodologia innovativa, è stato possibile isolare gli effetti della forzatura radiativa e dell’accoppiamento con l’oceano e ottenere così conclusioni impossibili da raggiungere esclusivamente con dati osservativi.
La NAO è considerata uno dei modelli più influenti di variabilità a bassa frequenza (teleconnessioni) nel clima dell’emisfero settentrionale. In questo scenario impegnativo, il team dell’UB continua ad espandere la ricerca per comprendere quali fattori controllano gli spostamenti della NAO e i suoi effetti remoti (teleconnessioni) nel contesto della climatologia globale.(30Science.com)

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