Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Il monitoraggio delle emissioni di metano è a rischio

(13 Dicembre 2024)

Roma – Se si continuerà a fare affidamento principalmente su dati satellitari per monitorare le emissioni di metano, si rischiano gravi errori di analisi che potrebbero portare a conseguenze gravi per il cambiamento climatico. E’ l’allarme lanciato sulle colonne di Nature dall’astrofisica Lora Finman. “Avendo trascorso decenni – ha scritto – lavorando su sistemi satellitari, posso apprezzarne il fascino. I satelliti offrono la possibilità di coprire vaste distese di terra, catturando dati da regioni che sono difficili da monitorare con altri mezzi. Ma prima di lasciarci trasportare vale la pena di fermarsi a considerare cosa i satelliti possono fare e, cosa più importante, cosa non possono fare. Sebbene i satelliti possano fornire informazioni cruciali sulle emissioni di metano, non sono una soluzione completa. La loro efficacia è spesso ostacolata dalla risoluzione spaziale limitata, dall’interferenza atmosferica e dalla sfida di identificare con precisione fonti di emissione specifiche”. “La mia esperienza – continua la Finman – nella gestione di progetti satellitari su larga scala mi ha insegnato che i dati di telerilevamento possono talvolta sollevare più domande di quante risposte forniscano. Ciò sottolinea la necessità di metodi di monitoraggio complementari. Per verificare i risultati e identificare le perdite, i satelliti devono essere abbinati a uomini sul campo. Affidarsi troppo ai dati satellitari senza corroborarli rischia di dipingere un quadro incompleto, e forse impreciso. E i dati modellati non dovrebbero sostituire le osservazioni sul campo”. La Finman si sofferma soprattutto sul ruolo che nelle misurazioni di metano potrà avere il satellite MethaneSAT lanciato a marzo per questo scopo . “Le condizioni meteorologiche – ha continuato – e nuvolose possono mascherare le emissioni e le misurazioni non possono essere eseguite di notte. Le emissioni sono difficili da attribuire a fonti specifiche in aree densamente popolate e le sfide nell’elaborazione e nell’interpretazione dei dati ostacolano il rilevamento in aree con foreste dense o ad alte latitudini, dove la ridotta riflessione della luce solare complica le misurazioni. MethaneSAT non è in grado di misurare le emissioni di metano sui corpi idrici, sebbene siano in corso dei piani per migliorare le sue capacità di monitorare le emissioni di metano offshore osservando la luce del sole che brilla sulla superficie dell’acqua. E per l’agricoltura, ci possono essere difficoltà nel distinguere tra le emissioni del bestiame e quelle delle zone umide”. Per migliorare e completare le osservazioni satellitari, la Finman sottolinea che i dati devono essere integrati con osservazioni in terra e in aria. “I team a terra – conclude – e le stazioni di monitoraggio permanenti possono verificare le emissioni , mentre droni e aerei forniscono una copertura dettagliata in aree difficili. Algoritmi migliori e apprendimento automatico potrebbero fondere dati satellitari, aerei e a terra per un’attribuzione delle emissioni più precisa. I progressi tecnologici consentirebbero il rilevamento notturno e in mare aperto”. (30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla