Roma – “La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Il cambiamento climatico non è una minaccia lontana o teorica: è qui” così Leena Ylä-Mononen, Direttrice esecutiva dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), in un suo Editoriale pubblicato sul portale dell’Agenzia, ha esortato cittadini e leader politici dell’UE a tenere la barra diritta sulle politiche sostenibili dell’Unione. “Gli ultimi due anni – ha continuato – sono stati un duro promemoria di questa realtà, con il 2023 che si è attestato come l’anno più caldo mai registrato, che verrà presto superato solo dal 2024. Dalle inondazioni senza precedenti a Valencia e nell’Europa centrale alle siccità nell’Europa meridionale, i segnali di allarme sono chiari: dobbiamo agire ora. Oltre alla sofferenza umana, che non ha prezzo, tutti questi eventi dimostrano che il costo dell’inazione è di gran lunga superiore al costo dell’azione immediata. Gli impatti negativi vanno oltre gli eventi meteorologici estremi devastanti. La sicurezza idrica dell’Europa è a rischio, con il 20 per cento del suo territorio già interessato da stress idrico. Il degrado del suolo minaccia la sicurezza alimentare, poiché il 60 per cento-70 per cento dei suoli europei è già interessato. Le perdite economiche dovute a eventi meteorologici estremi hanno raggiunto oltre 162 miliardi di euro tra il 2021 e il 2023. Oltre a tali impatti e costi visibili , ci sono costi nascosti: instabilità socio-economica, scarsità di risorse e perdita di biodiversità. E questi rappresentano minacce ancora più grandi. L’Unione Europea ha messo in atto politiche e misure coraggiose attraverso l’ European Green Deal e l’ 8° Environmental Action Programme . Queste iniziative hanno prodotto progressi sostanziali: le emissioni di gas serra sono diminuite del 37 per cento rispetto ai livelli del 1990, grazie in parte al pacchetto Fit for 55, al piano REPowerEU e ai crescenti investimenti nelle energie rinnovabili. In linea con gli obiettivi politici dell’UE, le aree protette coprono ora oltre il 26 per cento del territorio dell’UE e sempre più mari europei sono designati come aree marine protette. Allo stesso modo, grazie alle misure adottate per la qualità dell’aria, il numero di decessi nell’UE attribuibili al particolato fine (PM 2,5 ) è diminuito del 45 per cento tra il 2005 e il 2022 e l’UE rimane sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55 per cento delineato nel piano d’azione UE per l’inquinamento zero per il 2030. Tuttavia, almeno 239.000 decessi nell’UE nel 2022 sono stati attribuibili all’esposizione all’inquinamento da PM 2,5. Rimangono sfide significative in settori come i trasporti, l’agricoltura e i modelli di consumo”. Questi risultati, continua, la Ylä-Mononen, non vanno dispersi: “Ci troviamo in una fase critica, in quella che il nostro ultimo rapporto Sustainability Transitions Outlook definisce una ‘policrisi’, ovvero una convergenza di stress ambientale, sfide socioeconomiche e volatilità geopolitica. Non disperiamo. La sostenibilità può andare di pari passo con la competitività e la sicurezza. Infatti, è solo assicurando una base stabile di risorse naturali che possiamo migliorare la resilienza a lungo termine dell’UE e rafforzare la sua posizione competitiva. I numeri raccontano una storia avvincente: raggiungere i nostri obiettivi climatici e di sostenibilità richiederà altri 520 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Non si tratta di un costo, ma di un investimento in un futuro condiviso in cui l’Europa ha energia rinnovabile, un’economia circolare e sicurezza alimentare, riducendo al contempo le disuguaglianze e migliorando la salute pubblica”. In quest’ottica la sostenibilità non va declinata solo con riguardo al contesto ambientale ma anche a quello sociale: “’ Non lasciare indietro nessuno’ – argomenta la Ylä-Mononen – è più di uno slogan. È un invito all’azione in un mondo in cui i benefici delle transizioni verso la sostenibilità devono raggiungere tutti i cittadini. La transizione verso la sostenibilità fallirà se non affronterà le questioni di giustizia ed equità nella nostra società. Chi sarà maggiormente colpito? Come può essere supportato? Le politiche devono indirizzare gli investimenti a beneficio dei gruppi svantaggiati e delle regioni colpite. Le misure adottate dovrebbero ridurre e non esacerbare le disuguaglianze. Dovrebbero includere, non alienare coloro che potrebbero già sentirsi esclusi”. “Il percorso da seguire è innegabilmente impegnativo, ma la buona notizia è che abbiamo più conoscenza ed esperienza che mai. Conosciamo le sfide che affrontiamo e le numerose soluzioni che già esistono. E la conoscenza è la chiave”. Conoscenza che va continuamente aggiornata sulla base delle ultime risultanze della scienza. “Ora, forse più che mai – conclude la Ylä-Mononen, – abbiamo bisogno di dati scientifici solidi per supportare lo sviluppo di politiche ambientali. L’Agenzia europea per l’ambiente, lavorando con la nostra rete di esperti e partner negli Stati membri e oltre, continuerà a raccogliere, analizzare e pubblicare dati e conoscenze scientifiche per supportare l’elaborazione e l’attuazione delle politiche in tutta l’UE. E continueremo a tenere informati i cittadini europei”. “Mantenere la rotta significa tenere duro di fronte alle avversità. Significa implementare la legislazione esistente del Green Deal accelerando gli sforzi nella riduzione delle emissioni, nell’adattamento climatico e nella protezione ambientale. Significa promuovere la resilienza agli inevitabili impatti del cambiamento climatico dimostrando al contempo i benefici economici, sociali e sanitari delle transizioni di sostenibilità. E dobbiamo mantenere la rotta, non solo perché è necessario, ma anche perché è la cosa giusta da fare e l’ unica scelta praticabile che abbiamo a lungo termine”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
AEA, Europa deve insistere nelle politiche green
(16 Dicembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla