Roma – Divieto di guardare la televisione o di uscire con gli amici: l’elenco di strategie punitive usate dai genitori per raddrizzare i comportamenti dei propri figli, specie se in età prescolare, potrebbe essere lunghissimo. E tali comportamenti sarebbero diffusissimi, utilizzati da almeno 1 genitore su 4 secondo un sondaggio nazionale americano sulla salute dei bambini dell’University of Michigan Health C.S. Mott Children’s Hospital. Tra le minacce più comuni dichiarate da tre quarti di genitori con bambini dai tre ai cinque anni ci sono il non ricevere regali a Natale o per il compleanno, abbandonare un’attività o un luogo, non poter utilizzare i giocattoli o non avere il dessert a fine pasto. Addirittura ila metà dei genitori intervistati avrebbe fatto ricorso a tangenti. “La disciplina aiuta i bambini piccoli a imparare i buoni comportamenti e anche a comprendere la differenza tra giusto e sbagliato”, ha affermato Susan Woolford, pediatra del Mott e co-direttrice del Mott Poll. “Tuttavia le minacce vuote, minano la fiducia e la credibilità e non sono pertanto efficaci. Va invece utilizzata una strategia di rinforzo positivo e regole di disciplina che siano coerenti al fine di modellare il comportamento a lungo termine”. La coerenza sembra tuttavia non essere un punto di forza dei genitori. Il sondaggio, condotto lo scorso agosto, si è basato su 725 risposte di genitori con almeno un figlio di età compresa tra uno e cinque anni evidenziano fra le maggiori difficoltà educazionali l’età troppo piccola del bambino per capire i propri comportamenti, la scelta di strategie educative poco efficaci e o quelle per prevenire capricci in pubblico. Quasi un quarto dei genitori afferma inoltre di irritarsi quando il proprio figlio si comporta male, di reagire d’impulso senza mettere in atto delle strategie mirate o di essere troppo stanco per risultare coerenti con o propri comportamenti. “È importante che i genitori pianifichino in anticipo le proprie strategie comportamentali” ha dichiarato Woolford, “per dare una disciplina e non lanciare al bambino segnali contrastanti”. Emerge inoltre l’incertezza dei genitori sulla bontà delle proprie scelte comportamentali: circa due quinti le ritenevano molto efficaci, tre su cinque fossero abbastanza efficaci e la maggior parte dei genitori intervistati dichiarava di aver ricevuto suggerimenti sui comportamenti da adottare da diverse fonti, tra cui l’altro genitore (madre o padre) del bambino, i familiari, gli amici, libri, articoli e social media sulla genitorialità. Mentre, meno di un quinto dei genitori si sarebbe confrontato con un professionista esperto e un genitore su otto non avrebbe pensato alle strategie disciplinari, altri avrebbero fatto ricorso a azioni disciplinari non raccomandate dagli esperti, come le sculacciate, utilizzate da due genitori su cinque, potendo causare nel bambino in età prescolare e scolare ribellione o aumento dell’aggressività. “I genitori dovrebbero evitare tattiche per produrre buoni effetti nell’immediato ma con effetti potenzialmente negativi sul lungo periodo”, ha affermato Woolford. “Le strategie disciplinari dovrebbero essere appropriate all’età e al livello di sviluppo del bambino”. Per i bambini di età compresa tra uno e due anni, ad esempio, la distrazione e il reindirizzamento sono spesso più efficaci in quanto i bambini sono nella fase esplorativa dell’ambiente e il cattivo comportamento intenzionale è raro. Dopo i due anni, i bambini capiscono che le loro azioni possono causare una reazione negli altri e che potrebbero sempre più metterli alla prova. I genitori di bambini di età compresa tra tre e cinque anni i erano più propensi a usare avvertimenti, parlare con fermezza e a dare dei timeout. “Durante l’età prescolare”, aggiunge Woolford, “le strategie dovrebbero enfatizzare le conseguenze logiche del cattivo comportamento. Ad esempio, se un bambino rovescia una bevanda per rabbia, una punizione appropriata sarebbe quella di fargli pulire il pasticcio, mentre una punizione non correlata al contesto risulterebbe meno efficace. E la punizione dovrebbe essere immediata, in modo che il bambino capisca la connessione con il suo cattivo comportamento”. Va tenuto conto inoltre che i bambini rispondono in modo diverso ai vari metodi disciplinari, pertanto i genitori dovrebbero cercare di essere flessibili. “Man mano che i bambini crescono, anche le loro risposte alla disciplina cambieranno, così le strategie devono adeguarsi all’età e valutare anche possbili nuovi approcci”, ha affermato Woolford. “Bilanciare la correzione con il rinforzo positivo, come lodi e ricompense, aiuta i bambini a sviluppare l’autostima e a imparare dai propri errori”.(30Science.com)

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Bastone o carota, molti genitori usano le minacce per fare rigare dritto i propri figli
(16 Dicembre 2024)

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