Roma – Basterebbe una sola mutazione nel virus influenzale H5N1 bovino, specificatamente il ceppo 2.3.4.4b dell’influenza aviaria altamente patogeno, dilagato a macchia d’olio nel corso del 2021 nelle mandrie di bestiame nordamericane, a generare “un salto di specie”: un fenomeno per cui alcuni recettori di tipo animale acquistano delle affinità con quelli di tipo umano. La scoperta, pubblicata su Science, suona come un alert ad aspettarsi una possibile nuova pandemia questa volta influenzale nel breve termine, è ad opera di alcuni ricercatori cinesi, sottendendo l’imperativa necessità di una sorveglianza continua delle mutazioni emergenti dell’H5N1. Lo studio farebbe infatti ritenere che anche minimi cambiamenti genetici possano potenziare la capacità del virus di adattarsi all’uomo, aumentando le possibilità di una trasmissione alla nostra specie. Le stime si basano sull’alto potenziale infettivo del ceppo H5N1 attualmente in grado di attecchire in un’ampia gamma di ospiti e di varie specie: aviarie, mammiferi marini ed esseri umani. Nel corso 2024, il virus è dilagato ampiamente tra i bovini da latte negli Stati Uniti, in almeno 282 mandrie da latte in 14 stati americani, con qualche infezione registrata anche nell’uomo. Destano preoccupazione l’importante letalità del virus e la sua plasticità ad adattarsi con facilità a diversi contesti ambientali e specie: potenziali fattori di una nuova possibile pandemia? L’attuale preferenza del virus di legarsi ai recettori aviari rispetto a quelli umani, limiterebbe secondo gli autori la possibilità di trasmissione da uomo a uomo, tuttavia esperienze di pandemie influenzali nel corso degli anni in cui proteine virali dell’emoagglutinina (HA) hanno acquisito specifiche mutazioni virando la preferenza di legame dal recettore dal tipo animale a quello umano, fanno tenere che possa accadere anche nel virus H5N1 clade 2.3.4.4b. Nel corso di una serie die esperimenti, i ricercatori guidati da Ting-Hui Lin hanno ingegnerizzato alcune mutazioni nel sito di legame del recettore (RBS) del primo virus bovino H5N1 infettante l’uomo segnalato (A/Texas/37/2024, Texas). Sebbene abbiano osservato che questo particolare ceppo virale mantenga la specificità del recettore di tipo aviario, emerge chiara la possibilità che una singola mutazione, identificata nella Gln226leu nella proteina HA, possa virare la preferenza recettoriale interamente sui recettori di tipo umano, che significa maggiore probabilità di trasmissione del virus all’uomo. Inoltre, l’intervento di una seconda mutazione, Asn224Lys, potrebbe aumentare ulteriormente il legame del recettore umano, facendo stimando livelli quasi pandemici nel virus H1N1 del 2009, azzerando l’affinità con il recettore aviario. In conclusione gli autori, mettono in guardia dall’elevato rischio di trasmissione interspecie del virus H5N1, soprattutto in caso di soggetti che lavorano a stretto contatto con il bestiame o nel corso di coinfezioni con l'influenza stagionale, facilitando lo sviluppo di eventi di riassortimento.(30Science.com)
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Influenza bovina: basta una sola mutazione per fare il salto all’uomo
(6 Dicembre 2024)
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